Vaccini in Campania, vergogna medici-Regione

De Luca annuncia dopo 3 mesi l’ok alle adesioni dei pazienti fragili ma non fornisce indicazioni sulle platea né sull’iter. Scotti (Fimmg): “Non è nostro compito registrare le persone in piattaforma”

Che vergogna, che caos. Da un lato la c’è Regione Campania, dall’altro ci sono i medici di famiglia. Al centro migliaia di persone che non aspettano altro se non il vaccino per uscire dall’incubo del Covid-19 e mettersi al sicuro. In Campania si consuma l’ennesima vergogna sul fronte della gestione della pandemia, con il governatore Vincenzo De Luca in ritardo sulla stesura del piano vaccinale e la categoria dei camici bianchi del territorio che si mette di traverso. L’Unità di Crisi regionale, riunitasi per un’analisi complessiva della situazione pandemica e per l’aggiornamento del Piano vaccini, comunica che “ad oggi è stato vaccinato circa il 90% del personale scolastico, e il 95% del personale sanitario. Attualmente è in corso, e sarà intensificata, la campagna vaccinale per gli ultraottantenni e gli ultrasettantenni. Parallelamente, è già partita la campagna vaccinale riservata alle categorie fragili, come da protocollo ministeriale, con vaccino Pfizer”. Da oggi, infatti, saranno i medici di famiglia a registrare le adesioni sulla piattaforma regionale e non i pazienti fragili né i loro familiari o conviventi o assistenti. “E’ previsto pertanto che i medici di medicina generale individuino tra i loro assistiti, coloro che appartengono alla categoria di ‘elevata fragilità’, registrandoli sulla piattaforma e certificandone lo status”, spiegano dall’Unità di crisi. La Regione si è mossa con estremo ritardo, non ha ancora fornito i dettagli per l’individuazione delle fragilità né ha chiarito le procedure che serviranno alla registrazione. I medici di famiglia si sono messi di traverso. “Tutta la medicina generale è in rivoluzione. Noi facciamo i medici, non gli impiegati”, spiega Silvestro Scotti, vicepresidente dell’ordine dei medici e segretario del sindacato Fimmg. “Come medici non abbiamo ricevuto alcuna indicazione rispetto a che cosa fare – aggiunge Scotti – non abbiamo accesso alla piattaforma, se così fosse avremmo dovuto ricevere una password di accesso. Questi annunci mediatici creano solo tanta confusione nella popolazione e nei nostri pazienti”. Le motivazioni del sindacato sono onestamente poco condivisibili in una fase del genere, dove la guerra al Covid è arrivata al momento decisivo. Hanno ragione da vendere, invece, su altri punti. Ovvero sulla totale disorganizzazione di Palazzo Santa Lucia. “Chiunque ha una patologia ci sta chiedendo se rientra nei fragili. Stanno chiamando anche pazienti che hanno l’ipertensione’’. Per Scotti la Regione dovrebbe chiedere, infine, “di fornire alle Asl gli elenchi dei loro pazienti fragili”. Insomma, da un lato c’è la Regione che non fornisce le giuste indicazioni e che ha strutturato una macchina burocratica che necessità dei medici di base per funzionare senza che essi siano obbligati a farlo. Dall’altro c’è la risposta burocrate di una categoria fondamentale per la battaglia al virus. Ieri è partita, poi, la vaccinazione dei pazienti oncologici. Si chiama Raffaela la prima pazienta inoculata, ha ricevuto una dose Pfizer all’Istituto dei tumori Pascale di Napoli. I pazienti verranno chiamati dai medici. Non c’è, quindi, nessuna piattaforma a cui iscriversi. “Inutile chiamare in ospedale”, ricorda una nota del Pascale. I soggetti da vaccinare verranno direttamente individuati dagli oncologi che li tengono in cura. Li segnalano alla direzione medica di presidio che passa l’elenco al numero verde del Pascale i cui operatori contatteranno i pazienti per prenotarli. Anche in questo caso il sistema fa acqua, perché il numero di malati è molto alto. Chi garantisce che verranno contattati tutti? Insomma, un problema dopo l’altro.

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