MILANO – Quella degli open day è una “idea creativa delle Regioni, un’eccezione in alcune Regioni, che hanno così provato a dare maggiore spinta alla campagna vaccinale. C’è stata la comprensibile tendenza a usare tutti i vaccini a disposizione”: così in una intervista a La Stampa il direttore generale dell’Aifa Nicola Magrini.
“Abbiamo consegnato il nostro parere alla Conferenza Stato-Regioni il 1 giugno – dice – Poi un altro pochi giorni fa”. In entrambi i documenti, evidenzia Magrini, è indicato che “con una rapida discesa della curva epidemiologica, con una riduzione dell’impatto della malattia, il rapporto tra rischi e benefici della vaccinazione con AstraZeneca è cambiato”.
“Il rischio di eventi avversi rimane più o meno stabile fino a 60 anni. Con il picco più alto nella fascia tra i 18 e i 25 anni, ma è elevato anche tra i 50 e i 59. Poi crolla dopo i 60 anni – sottoliea – la raccomandazione, anche se solo per un uso in via preferenziale, c’era già. Ora il quadro è ulteriormente cambiato, perché abbiamo solo 30 nuovi casi ogni 100 mila abitanti e, soprattutto, un’ampia disponibilità degli altri vaccini. Data la prevalenza di quelli a Rna, meglio usare quelli, in particolare per i giovani”.
Magrini spiega “la raccomandazione preesistente era già molto chiara, dû voleva capire ha capito. E noto un eccesso di protagonismo d a parte delle Regioni”.
Dopo la decisione del Cts di non somministrare AstraZeneca agli under 60, Magrini evidenza: “Non vogliamo correre l’inutile rischio di trovarci di fronte ad eventi gravi, per quanto rarissimi, nei più giovani. Possiamo permetterà questa nuova strategia perché ora abbiamo più vaccini a Rna. Se avessimo solo il vaccino AstraZeneca, il discorso sarebbe diverso e verosimilmente lo useremmo su tutta la popolazione. Come pure se d trovassimo con un andamento della pandemia simile a quello di due mesi fa”.
(LaPresse)