EDMONTON (ALBERTA, CANADA) – Papa Francesco è arrivato in Canada per il suo 37esimo viaggio apostolico, organizzato per scusarsi con i popoli indigeni per gli abusi commessi dai missionari nei collegi cattolici nel Paese. Il viaggio è un passo fondamentale negli sforzi della Chiesa cattolica per riconciliarsi con le comunità indigene e aiutarle a guarire dalle ferite del passato.
Francesco è volato da Roma a Edmonton, in Alberta, dov’è atterrato intorno alle 19.20 ora italiana. Ad attenderlo c’erano il primo ministro canadese, Justin Trudeau, e Mary May Simon, la prima governatrice generale del Canada indigena, inuit. Il Pontefice non ha eventi ufficiali in programma per oggi e avrà il tempo di riposare prima del suo incontro di lunedì con sopravvissuti delle scuole nei pressi dell’ex collegio cattolico di Maskwacis, dove è atteso che pronunci le scuse.
A bordo dell’aereo papale, il Santo Padre ha detto ai giornalisti che si tratta di un “viaggio penitenziale” e ha esortato alla preghiera in particolare per gli anziani e i nonni che, dopo che i loro nipoti erano stati obbligati dal governo canadese a frequentare le scuole residenziali cattoliche, non avevano più potuto entrare in contatto con i bambini.
I gruppi di nativi cercano qualcosa di più delle semplici parole e fanno pressioni per accedere agli archivi della Chiesa per conoscere il destino dei bambini che non sono mai tornati a casa dalle scuole residenziali. Vogliono anche giustizia per chi ha compiuto gli abusi, risarcimenti finanziari e la restituzione di manufatti indigeni custoditi dai Musei Vaticani.
“Queste scuse convalidano le nostre esperienze e creano un’opportunità per la Chiesa di riparare i rapporti con i popoli indigeni in tutto il mondo”, ha affermato il Gran Capo George Arcand Jr. della Confederacy of Treaty Six. “Non finisce qui – ha precisato – c’è molto da fare. È un inizio”.
Il viaggio di una settimana di Papa Francesco – che dopo la tappa di Edmonton lo porterà anche a Quebec City, Iqaluit, Nunavut, nell’estremo Nord – segue gli incontri tenuti in primavera in Vaticano con delegazioni di Frist Nations, Metis e Inuit. Quegli incontri sono culminati con le storiche scuse del santo Padre del primo aprile per i “deplorevoli” abusi commessi da alcuni missionari cattolici nelle scuole residenziali.
Il governo canadese ha ammesso che gli abusi fisici e sessuali erano dilaganti nelle scuole cristiane finanziate dallo Stato che hanno operato dal XIX secolo agli anni ’70 del ‘900. Circa 150mila bambini indigeni sono stati sottratti alle loro famiglie e costretti a frequentare le scuole nel tentativo di isolarli dall’influenza delle loro case, delle lingue e delle culture native e assimilarli nella società cristiana canadese.
La Commissione canadese per la verità e la riconciliazione nel 2015 aveva chiesto che le scuse papali fossero consegnate sul suolo canadese, ma è stato solo dopo la scoperta nel 2021 dei resti di circa 200 bambini nell’ex scuola residenziale di Kamloops nella Columbia Britannica che il Vaticano si è mobilitato per assecondare la richiesta.(LaPresse/AP)