Vaticano, Papa: non esistono malati di serie A e B

"È una ricchezza vostra, qui in Italia, la sanità pubblica: non perderla, per favore, non perderla"

Foto Vatican Media / LaPresse in foto Papa Francesco

MILANO – “È una ricchezza vostra, qui in Italia, la sanità pubblica: non perderla, per favore, non perderla”.

“Quando un Paese perde questa ricchezza che è la sanità pubblica, incomincia a fare distinzioni tra la popolazione, coloro che hanno accesso, che possono avere sanità, a pagamento, e coloro che sono senza servizio sanitario”, afferma.

“Di deve fare in modo che non ci siano malati di “serie A” e di “serie B”, mettere in circolo le energie e le risorse perché nessuno sia escluso dall’assistenza sociosanitaria”. Lo dice Papa Francesco nell’udienza con i dirigenti della Confederazione Federsanità.

“A partire dall’identità del vostro organismo, vorrei proporre tre “antidoti” che possano aiutarvi a camminare nel solco tracciato.

Innanzitutto, la prossimità: è l’antidoto all’autoreferenzialità. Prossimità – afferma – Vedere nel paziente un altro me stesso spezza le catene dell’egoismo, fa cadere il piedistallo sul quale a volte siamo tentati di salire e spinge a riconoscerci fratelli, a prescindere dalla lingua, dalla provenienza geografica, dallo status sociale o dalla condizione di salute”.

“Se nelle persone che incontriamo nelle corsie degli ospedali, nelle case di cura, negli ambulatori riusciamo a scorgere prima di tutto dei fratelli e delle sorelle, cambia tutto: la “presa in carico” smette di essere una questione burocratica e diventa incontro, accompagnamento, condivisione. Il nostro Dio è il Dio della prossimità”, sottolinea.

“Lui stesso si è presentato così: nel Deuteronomio disse: “Quale popolo ha i suoi dei così vicini come tu con me?”. La prossimità, la vicinanza. Il nostro Dio, che è il Dio della prossimità, ha scelto di assumere la nostra carne, non è un Dio distante, irraggiungibile. Cammina con noi, sulle strade dissestate di questo mondo, come ha fatto con i discepoli di Emmausche si mette in ascolto dello smarrimento, delle angosce, del grido di dolore di ciascuno. A noi chiede di fare lo stesso. E questo è tanto più importante quando ci si trova nella malattia e nella sofferenza. Farsi prossimi significa anche abbattere le distanze”, aggiunge.

(LaPresse)

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