CITTA’ DEL VATICANO – Il processo Becciu per reati finanziari in Vaticano rischia un nuovo stallo. Giuseppe Pignatone ha deciso: non si va avanti senza la deposizione degli atti completi.
L’ordinanza sarà trasmessa nella prossima udienza, fissata per il primo dicembre alle 9.30.
Gli imputati non sono più dieci, quattro vedono stralciata la loro posizione, dopo la revisione degli atti depositati dall’accusa. Dei sei rimasti, solo Becciu si presenta in aula.
Tra la terza e la quarta seduta è trascorso quasi un mese e mezzo, tempo in cui il promotore di giustizia avrebbe dovuto trasmettere, come richiesto dai legali, gli atti completi, soprattutto delle deposizioni di monsignor Alberto Perlasca, responsabile dell’Ufficio Amministrativo della Segreteria di Stato fino al 2019. E’ stato sentito per due volte come imputato e, dopo la seconda testimonianza, per altre tre volte come persona informata dei fatti, scomparendo dall’elenco degli imputati. In mezzo, c’è stata la revoca dell’avvocato. Se è imputato in questo o in altri procedimenti e per quali reati, resta da chiarire.
Del lungo colloquio di Perlasca esistono registrazioni video che nessuna delle difese degli imputati aveva potuto vedere e un verbale che è un ‘riassunto’ mancante di molte parti. Le registrazioni sono state depositate il 3 novembre, ma, ancora una volta con molti omissis.
Con queste parti mancanti, denuncia Fabio Viglione, legale del cardinale Becciu, gli audiovideo sono “mutilati, oscurati, falcidiati”: “Il tema è sempre lo stesso – afferma -. Vogliamo poterci difendere. Il metodo, lo dico con convinzione e umiltà, è assolutamente inammissibile e violativo dei diritti della difesa, c’è una mutilazione delle prove”. Il legale ha aggiunto: “Non stiamo chiedendo un favore, abbiamo diritto a vedere le prove, non possiamo accettare la scusa della privacy”.
Laptop alla mano, il legale del finanziare Enrico Crasso, Luigi Panella, tenta di far ascoltare una parte non secretata delle deposizioni di Perlasca, in cui il Pg pare tirare in ballo Papa Francesco, insinuando che l’ufficio del promotore di giustizia abbia “sentito il Papa come testimone” e contesta: “Il codice prevede che si possa sentire come testimone un principe reale, ma non il sovrano”.
Nella replica, però, il promotore di giustizia Alessandro Diddi smentisce categoricamente: “Perlasca stava andando a sbattere contro un muro” e, spiega, gli è stato ricordato cosa disse Francesco in conferenza stampa, sul volo di rientro dal viaggio in Thailandia e Giappone: “Questo è il modo in cui il Papa ci ha veicolato”.
Quanto alle argomentazioni della difesa, sono “pretestuose”, tuona: “Se qualcuno pensa che ci siano dei falsi presenti una denuncia per falso ideologico”.
di Maria Elena Ribezzo