CITTA’ DEL VATICANO (LaPresse) – Paolo Ruffini al Vaticano. Ci voleva un laico per il dopo Viganò a guidare la Comunicazione in Vaticano. Non clericale, per giunta. Dopo quasi quattro mesi dalle dimissioni che hanno fatto tremare i Sacri Palazzi, il dicastero vaticano non è più acefalo e al timone di uno dei ministeri chiave della Santa Sede arriva il direttore di rete di Tv2000 (emittente della Cei), il giornalista Paolo Ruffini. A doversi reinventare, lui che da Palermo è approdato al Mattino di Napoli, poi al Messaggero di Roma, passando dalla Rai a La7, Ruffini è un esperto.
La “chiamata imprevista” di Ruffini dal Vaticano
Ma questa è stata la chiamata “più imprevista di tutte“, racconta. “Che mi ha sorpreso, che non mi aspettavo, per un compito così grande da essere anche misura e ammonimento costante della mia personale piccolezza. Di fronte a questa chiamata potrò sempre e solo esprimere la mia gratitudine. E mettere a disposizione di un disegno più grande tutto il mio impegno, tutto quel che so e tutto quel che sono“.
Un laico ai vertici della comunicazione
Con Lucio Brunelli alla guida delle news, Ruffini ha traghettato la tv della Cei a una crescita senza precedenti. “Gli anni a Tv2000 sono stati per me un cammino bellissimo, entusiasmante, fatto con persone straordinarie“. Ruffini è un laico non clericale, vicino all’ex prefetto. E’ immaginabile che non interromperà il grande progetto per i media che Viganò aveva quasi completato, con l’imprimatur di Papa Francesco. L’ultimo passo – già avviato – era far confluire tutte le testate in un’unica grande redazione multilinguistica, diretta ad interim proprio da lui.
Da gennaio scorso, è quello che manca, sarebbe dovuto essere accorpato nella grande redazione anche l’Osservatore Romano – seppure, aveva fatto sapere la Santa Sede “mantenendo la sua identità” -. Secondo la riforma che è stata approvata dal Papa, nel Centro editoriale multimediale dovranno confluire progressivamente 350 tra redattori e tecnici. Vaticannews.va, il nuovo portale unico, è stato lanciato lo scorso anno. Una riforma, aveva spiegato l’ex prefetto, dettata dai “tempi che cambiano“, perché “il profilo identitario di un medium non esiste più“.
di Maria Elena Ribezzo