CARACAS – Se il Venezuela sembra spaccato in due, il suo specchio è la capitale. Oggi Caracas sarà il palcoscenico di due sfilate opposte. Il presidente Nicolas Maduro, il suo esecutivo e i sostenitori del governo, festeggeranno il ventennale della rivoluzione di Hugo Chavez. Ma nella capitale scenderà in piazza anche l’opposizione. I sostenitori dell’autoproclamato presidente Juan Guaidó vogliono nuove elezioni politiche e presidenziali. Alla stessa ora a Caracas ci saranno due manifestazioni opposte. La partecipazione potrà servire ancora una volta da termometro per misurare il consenso politico.
L’intervento dell’Ue
Il caso Venezuela è diventato teatro di scontro politico anche livello internazionale. La comunità internazionale è molto divisa sulla questione. Stati Uniti, Regno Unito, Brasile, Francia e Germania riconoscono Guaidó . Russia, Cina, Turchia e Messico riconoscono Maduro. Guaidó ha chiesto di “scendere in strada in tutto il Venezuela e nel mondo con un obbiettivo chiaro: sostenere l’ultimatum dei Paesi membri dell’Unione Europea”. Alcuni Paesi Ue vorrebbero infatti la convocazione di nuove elezioni per evitare il riconoscimento di Guaidó. L’ultimatum scade domani.
La posizione dell’talia
Venerdì c’è stata una riunione dei ministri degli Esteri dell’Unione Europea a Bucarest. La Svezia ha proposto una mozione per accettare temporaneamente la presidenza di Guaidó fino a nuove elezioni. Italia, Grecia, Austria e Finlandia, l’hanno bocciata. Il vicepremier Luigi Di Maio ha spiegato la posizione dell’Italia. “Visto che siamo già stati scottati dalle ingerenze in altri Stati non vogliamo arrivare al punto di riconoscere soggetti che non sono stati votati. Per questo non riconosciamo neppure Maduro e per questo l’Italia continua a perseguire la via diplomatica”. Nella bufera internazionale anche non prendere posizione ha un valore politico. Non riconoscere Maduro come legittimo significa, di fatto, non dare valore alle elezioni del 2018, che hanno visto, tra mille polemiche, la sua vittoria alle urne.