L’accusa a Nicola Maduro è pesante. A formularla è il suo avversario politico, Juan Guaidò: “Continuiamo a ricevere sostegno dalla comunità internazionale, che ha potuto vedere con i suoi stessi occhi come il regime usurpatore – ha scritto il politico su twitter – violi il protocollo di Ginevra, dove si dice chiaramente che distruggere gli aiuti umanitari è un crimine contro l’umanità”.
Il socialista ha inviato l’esercito venezuelano per pattugliare i confini con il Brasile e con Cuba. Se alcuni esponenti della Guardia nazionale hanno disertato, voltando le spalle a Maduro (clicca qui), la maggior parte dell’esercito è ancora schierata contro Guaidò.
Le frontiere continuano ad essere zone di scontro tra cittadini, che vogliono far entrare gli aiuti umanitari, e i militari ‘comandati’ da Maduro che evitano l’ingresso di viveri.
Almeno due persone, tra cui un ragazzo di 14 anni, sono state uccise sabato proprio al confine tra Venezuela e Brasile, dove l’esercito venezuelano sta bloccando convogli di aiuti. A riferirlo è stata un’organizzazione per i diritti umani.
“Le due morti sono il risultato della repressione dell’esercito durante gli scontri a Santa Elena de Uairén, entrambi uccisi a colpi d’arma da fuoco, uno di loro in testa”, ha detto Olnar Ortiz, un attivista della ONG Foro Penal, contraria al governo di Caracas.