Ha finto di vendere i propri beni per non pagare le tasse, ma è stato scoperto: a Verona, i finanzieri del comando provinciale, hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo, emesso dal gip del Tribunale di Verona su richiesta della locale Procura della Repubblica, di beni per oltre 1,5 milioni di euro, riconducibili a un quarantaquattrenne veronese e residente in provincia, indagato – insieme ad altre nove persone – per il delitto di “sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte”.
Al termine delle indagini, dirette dalla Procura della Repubblica scaligera e condotta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Verona, sono stati sequestrati vari immobili, tra cui una casa sul lago di Garda, numerose quote di società di capitali e 750 mila euro individuati presso vari Istituti di credito italiani ed esteri.
Gli approfondimenti investigativi – consistiti, tra l’altro, nell’acquisizione e analisi di copiosa documentazione bancaria e nell’escussione di varie persone informate sui fatti, oltre che nell’incrocio dei dati contenuti numerose banche dati in uso al Corpo – hanno permesso di acclarare l’esistenza di un complesso sistema criminoso in danno dello Stato, posto in essere da un imprenditore veronese e dalla sua compagna con il concorso di varie persone di sua fiducia, anch’esse indagate, finalizzato a spogliarsi fittiziamente dei propri beni per evitare l’aggressione patrimoniale da parte del Fisco.
Nello specifico, le attività di indagine si sono concentrate, in una fase preliminare, sull’approfondimento della posizione debitoria nei confronti dell’Erario da parte dell’uomo, il quale, dopo aver ricevuto nel 2018 dall’Agenzia delle Entrate un primo avviso di accertamento per le maggiori imposte dovute, e ulteriori due analoghi atti tra il 2019 e il 2020, ha eseguito varie operazioni volte a spossessarsi del proprio patrimonio. La fraudolenta alienazione dei beni, anche mediante il conferimento in un trust appositamente costituito, oltre che in cessioni in favore della compagna e di altri soggetti di sua fiducia aveva l’unico scopo di rendere inefficaci le procedure di riscossione delle imposte dovute.
Le Fiamme Gialle veronesi hanno meticolosamente ricostruito le singole operazioni e individuato il ruolo degli ulteriori 9 soggetti, che, aderendo allo schema delittuoso, hanno concorso nell’illecito proposito.
L’intreccio delle operazioni artatamente compiute dall’indagato principale è così risultato inefficace poiché i finanzieri scaligeri hanno acquisito elementi probatori ritenuti sufficienti a sostenere che le alienazioni di immobili e di quote societarie erano solo formali e di fatto fittizie. Infatti le indagini economico-finanziarie svolte hanno disvelato che le provviste dei pagamenti posti in essere dai vari acquirenti derivavano dallo stesso indagato principale il quale provvedeva puntualmente a bonificare le medesime somme sui conti degli stessi acquirenti o dei loro familiari.
Si sottolinea in proposito che il provvedimento cautelare reale ora eseguito interviene nell’attuale fase delle indagini preliminari e è basato su imputazioni provvisorie, che dovranno comunque trovare riscontro in dibattimento e nei successivi gradi di giudizio. La responsabilità penale degli indagati sarà accertata solo all’esito del giudizio con sentenza penale irrevocabile. Nei confronti degli stessi vige pertanto la presunzione di innocenza che l’art. 27 della Costituzione garantisce ai cittadini fino a sentenza definitiva.
L’odierna operazione testimonia il costante impegno della Guardia di Finanza volto a contrastare in maniera efficace e selettiva le condotte fraudolente ai danni dell’Erario e, quindi, della collettività e a tutelare i contribuenti rispettosi delle leggi.
(LaPresse)