ROMA – Il Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, nell’ambito di indagini delegate dalla Procura di Vicenza, ha portato a termine un’operazione di polizia economico finanziaria con l’esecuzione di sequestri di ingenti somme di denaro depositate su cinque conti correnti e della quota di un immobile industriale ove ha sede una delle aziende coinvolte.
Le indagini eseguite dai Finanzieri della Tenenza di Noventa Vicentina sono scaturite dall’esecuzione di due distinte verifiche fiscali che hanno consentito di constatare che un uomo classe 1963, da un lato, utilizzava il nome di altre aziende inconsapevoli, operanti prevalentemente tra le provincie di Vicenza e Padova, per realizzare le fatture fittizie e, dall’altro, si avvaleva di un’azienda “cartiera” riconducibile a una seconda persona, classe 1950, così da ottenere l’abbattimento dell’Iva e delle imposte sui redditi, utile al perfezionamento dell’acquisto del capannone.
In particolare, i finanzieri della Tenenza di Noventa Vicentina hanno scoperto altresì che per tenere in equilibrio la propria contabilità l’indagato aveva emesso a sua volta ulteriori fatture false (non imponibili ai fini dell’Iva) indirizzate ad operatori economici albanesi e serbi, sfruttando il meccanismo della cosiddetta esportazione indiretta, risultando così ‘invisibile’ agli operatori doganali, dato che in questo modo tutti gli adempimenti connessi all’esportazione sarebbero ricaduti sui destinatari della merce.
Indagini accurate delle Fiamme Gialle
Il coinvolgimento nelle indagini dell’Interpol operante in Serbia ed Albania ha permesso di appurare che i destinatari di queste fatture erano nomi di fantasia di aziende mai esistite oppure, in rari casi, di imprese realmente esistenti ma che non avevano avuto alcun rapporto commerciale con l’azienda veneta nel periodo in questione.
Le Fiamme Gialle hanno appurato che l’emissione delle fatture false ha avuto inizio poco prima del pagamento del primo anticipo per l’acquisto dell’immobile aziendale destinato ad essere la sede della ditta ed è terminata poco dopo il pagamento dell’ultima tranche, con la stesura del contratto di compravendita definitivo.
Il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Vicenza ha pienamente condiviso l’impianto accusatorio che ha disvelato un insidioso sistema di frode all’Iva perpetrato mediante l’autoproduzione di fatture per operazioni inesistenti, adottando il provvedimento di sequestro del capannone per la quota acquistata con il profitto del reato, di denaro e di un’autovettura Audi A4, pari alla frode alle casse dell’Italia quantificata in 575mila euro.
(LaPresse)