“Vicino ai Casalesi”: nuova indagine sull’imprenditore capuano Verazzo

Contestato il reato di turbata libertà di scelta del contraente che avrebbe commesso con il sindaco di Calvi Risorta. Mentre sta affrontando il processo in Appello per concorso esterno al clan arriva una nuova accusa dalla Dda.

Piero Cappello, Francesco Verazzo e Giovanni Lombardi
Piero Cappello, Francesco Verazzo e Giovanni Lombardi

Mentre sta affrontando il processo d’appello con l’accusa di essere stato un imprenditore vicino alla fazione Schiavone del clan dei Casalesi, Francesco Verazzo, difeso dagli avvocati Vincenzo Alesci e Marco Campora, rischia di doverne gestire anche un altro. E stavolta la possibile imputazione è di turbata libertà di scelta del contraente con l’aggravante mafiosa.

Se la prima indagine, coordinata dal pm Maurizio Giordano, lo ha trascinato a giudizio (in primo grado è stato assolto dal Tribunale di Napoli – rito abbreviato) per essersi infiltrato, sfruttando anche i suoi presunti legami malavitosi (è la tesi dell’accusa), in alcuni appalti gestiti dal Comune di Capua, quando a guidarlo c’era Carmine Antropoli (anche lui assolto, ma già in appello, dall’ipotesi di concorso esterno al clan), adesso Verazzo, nell’inchiesta condotta sempre da Giordano (ad affiancarlo adesso c’è pure il pm Graziella Arlomede), viene associato pure al comune di Calvi Risorta (è indagato per turbata libertà nella scelta del contraente in concorso con Lombardi).

Come già scritto nei giorni scorsi, la Dda lo ha inserito tra i 14 inquisiti coinvolti nell’attività investigativa nata dall’indagine sui business condotti dagli imprenditori dell’Agro aversano, Tullio Iorio e Raffaele Pezzella, ritenuti dagli inquirenti colletti bianchi del clan dei Casalesi (per questa imputazione sono già a processo). Verazzo, sostiene la Direzione distrettuale antimafia partenopea, avrebbe ricevuto da Lombardi, nel 2019, della documentazione tecnica predisposta dall’architetto Capuano (non indagato) relativa al progetto che sarebbe andato a gara riguardante i lavori di adeguamento e manutenzione straordinaria della viabilità comunale interna e di collegamento verso la Statale 6 Casilina e la Provinciale 194.

In un secondo incontro, Lombardi, afferma l’accusa, vide l’imprenditore di Capua, con origini casalesi, accompagnato da Piero Cappello, all’epoca funzionario di supporto al Rup, per consegnargli una pen-drive con altri atti utili per la redazione dell’offerta migliorativa. Insomma, l’imprenditore di Capua sarebbe stato messo in condizioni, con un vantaggio indebito, di poter presentare un’offerta potenzialmente in grado di vincere la procedura.

L’iter, invece, si concluse con l’assegnazione dei lavori alla CGS, ritenuta dall’Antimafia collegata a Raffaele Pezzella (che in questo procedimento risponde, con Iorio, di trasferimento fraudolento di beni e turbativa d’asta). Avrebbe prevalso nella gara questa società, ricostruisce la Procura, per le ipotizzate collusioni fra Cappello e Pezzella. E così Verazzo chiese un altro incontro a Lombardi nel quale pretese il perché della mancata aggiudicazione alla sua ditta e avrebbe imposto al politico di riparare al torto subito facendosi promettere l’assegnazione di futuri appalti.

La Dda nei giorni scorsi ha dichiarato conclusa l’indagine preliminare per Verazzo, Lombardi, Iorio, Pezzella, Cappello (quest’ultimo accusato di turbativa d’asta e falso) e altre 9 persone. E tutti loro, da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile, ora rischiano il processo. Tra gli indagati c’è pure il vicesindaco di Calvi, Giuliano Cipro, accusato di favoreggiamento (avrebbe bonificato l’ufficio tecnico da una microspia che avevano lì installato i carabinieri).

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