FIRENZE (Alfredo Stella) – Era la decisione che tutti si aspettavano. E puntualmente è arrivata. La pronuncia direttamente l’Arma dei carabinieri che, dopo i gravi fatti avvenuti nella notte fra il 5 e il 6 settembre a Firenze in cui Marco Camuffo e Pietro Costa, sono stati accusati di aver abusato di due studentesse americane.
I fatti
I due tutori dell’ordine furono chiamati per una rissa scoppiata in una discoteca. Al termine dell’operazione che sarebbe dovuta essere stata di banale routine, i due decisero di trattenersi nel locale e avrebbero ‘agganciato’ le due ragazze americane. Poi, una volta accompagnate a casa utilizzando l’auto di servizio, cosa possibile solo in casi eccezionali, diedero vita, secondo l’accusa, al gesto inconsulto. Parcheggiata l’auto sotto l’abitazione delle studentesse, usarono violenza su entrambe.
Le accuse
“Siamo state violentate dai due carabinieri”. Queste le dichiarazioni che all’epoca fecero le due studentesse americane, di 20 e 21 anni, nei confronti dei due militari. Le accuse confermate anche nell’incidente probatorio svoltosi nell’aula bunker di Firenze che servì per ‘cristalizzare’ il racconto delle sventurate statunitensi nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta violenza sessuale subita la notte del 7 settembre scorso nel capoluogo toscano. Ciò consentirà alle due studentesse di non tornare più in Italia in caso di processo ai due militari.
I legali delle ragazze
Gli avvocati Gabriele Zanobini e Francesca D’Alessandro, spiegarono alla stampa, appena dopo i fatti avvenuti, che le loro assistite durante l’incidente probatorio confermarono i loro racconti sullo stupro subito e i momenti di assolta drammaticità e di sofferenza vissuti in quella indimenticabile notte fiorentina.