ROMA – Non è solo un giorno sul calendario, ma un fronte di guerra quotidiano. In occasione di questo 25 novembre 2025, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’Arma dei Carabinieri rinnova e rafforza il suo impegno con una campagna che non è solo di comunicazione, ma di vera e propria chiamata all’azione. Un “No!” fermo, urlato contro ogni forma di abuso fisico e psicologico, che si traduce in una complessa e articolata macchina operativa attiva 365 giorni l’anno.
La strategia dell’Arma si muove su più livelli, partendo dalla sensibilizzazione. Locandine, video sui canali social e il volto noto di Cristiana Capotondi in uno spot che richiama i concetti di rispetto e legalità, sono la punta dell’iceberg di un lavoro capillare che mira a scardinare un retaggio culturale velenoso. L’obiettivo è incoraggiare le vittime a fare il passo più difficile: denunciare. Per questo, l’impegno si estende alle scuole e alle comunità, dove i Carabinieri organizzano incontri per educare i più giovani a una concezione della donna basata sulla dignità e il valore, superando la disuguaglianza storica. Come segno tangibile di questa adesione, anche quest’anno decine di caserme si tingeranno di arancione, aderendo alla campagna globale “Orange the World”.
Ma dietro la comunicazione c’è una struttura investigativa e di supporto altamente specializzata. Sul sito istituzionale, una sezione dedicata al “Codice Rosso” non si limita a informare, ma offre strumenti concreti come il “Violenzametro”, un test di autovalutazione per aiutare le donne a riconoscere i segnali di un rapporto tossico e pericoloso.
Il fenomeno, del resto, è una priorità operativa assoluta. Già nel 2009, l’Arma istituiva la Sezione Atti Persecutori del Reparto Analisi Criminologiche (R.A.C.), un’unità d’élite composta da psicologi, criminologi e investigatori esperti, che analizza ogni caso significativo sul territorio nazionale per delineare strategie di contrasto sempre più efficaci e identificare i fattori di rischio. A questa si affianca, dal 2014, la “Rete nazionale di monitoraggio sulla violenza di genere”: un network di ufficiali di polizia giudiziaria specializzati, formati presso l’Istituto Superiore di Tecniche Investigative (ISTI), che fungono da punto di riferimento per le indagini sul campo e da collegamento con la Sezione centrale. La loro preparazione è costantemente aggiornata, anche grazie a seminari con il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, per migliorare l’approccio e l’interazione con le vittime vulnerabili.
Il primo contatto, però, avviene spesso nelle oltre 4.500 Stazioni Carabinieri, definite “porte della speranza”, capillarmente diffuse e pronte a un intervento immediato. Qui, l’ascolto trova un ambiente protetto grazie al progetto “Una stanza tutta per sé”, realizzato in collaborazione con Soroptimist International d’Italia. Ad oggi, sono 211 le stanze allestite nelle caserme, ambienti riservati e dotati di tecnologia per raccogliere le testimonianze in modo protetto. L’iniziativa si è evoluta con “Una stanza tutta per sé…portatile”: 79 kit dotati di notebook e microtelecamera per registrare le denunce ovunque sia necessario.
La tecnologia diventa anche uno scudo protettivo con il progetto “Mobile Angel”. Le vittime che denunciano, previo consenso e d’intesa con l’Autorità Giudiziaria, ricevono uno smartwatch in grado di inviare un allarme geolocalizzato direttamente alle Centrali Operative dell’Arma. Attivo a Napoli, Milano, Torino, Ivrea e Roma con 71 dispositivi, il sistema ha dimostrato una doppia efficacia: aumenta la percezione di sicurezza della vittima e funge da potente deterrente per l’aggressore.
L’impegno è rivolto soprattutto a intercettare i “reati spia” – stalking, maltrattamenti, violenze sessuali – che troppo spesso sono il preludio di femminicidi. I numeri, freddi e implacabili, raccontano la dimensione della piaga e l’intensità della risposta. Nel 2024, i delitti perseguiti dall’Arma nell’ambito del Codice Rosso sono stati 60.972, in aumento rispetto ai 57.656 del 2023. Nei primi nove mesi di quest’anno, il 2025, si contano già 40.803 reati. Di pari passo, è cresciuta l’azione repressiva: gli arresti sono passati dai 7.650 del 2023 ai 9.484 del 2024. E nei primi nove mesi del 2025, sono già 6.673 le persone arrestate.
La sfida, come ammette la stessa Arma, resta enorme. La violenza di genere si consuma nel silenzio delle mura domestiche e viene denunciata spesso quando la situazione è già critica. Ma l’impegno non vacilla: prevenire, ascoltare, proteggere e reprimere. Una guerra silenziosa combattuta ogni giorno, ben oltre la data simbolica del 25 novembre.





















