Visco: “Il debito pubblico è sostenibile ma serve più crescita”

Le dichiarazioni del numero uno di Bankitalia nel corso di un incontro all'Ispi sul pensiero di Keynes nell'Europa di oggi

Foto Fabio Cimaglia / LaPresse 31-10-2018 Roma Politica Giornata Mondiale del risparmio 2018 Nella foto Ignazio Visco Photo Fabio Cimaglia / LaPresse 31-10-2018 Roma (Italy) Politic World Savings Day 2018 In the pic Ignazio Visco

MILANO “Questo spread che abbiamo è ridicolo, riflette la paura che il debito non sia ripagato e non sia ripagato ai prezzi a cui è stato fatto ovvero non sia ripagato con un’altra valuta che non sia l’euro. Quindi uscita dall’euro. Alcuni lo raccontano, lo dicono e ci credono, magari o dicono senza crederci. Ma è una grande sciocchezza che genera una distanza tra tasso di crescita e tasso di interesse”. Lo ha detto il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco, nel corso di un incontro all’Ispi sul pensiero di Keynes nell’Europa di oggi. A cui partecipano anche Romano Prodi e Giorgio La Malfa.

Il debito pubblico può essere sostenuto

“Abbiamo un debito pubblico crescente e dubbi che riusciamo a sostenerlo, è possibile sostenerlo ma servono le condizioni necessarie”. E una “crescita che superi l’onere dell’interesse sullo stesso debito”. Lo ha detto il governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco nel corso di un incontro all’Ispi sul tema ‘Il pensiero di Keynes nell’Europa e nel mondo di oggi’. Visco ha ricordato che l’Italia “è l’unica fra i Paesi avanzati in cui l’onere di interesse sul debito supera di molto il tasso di crescita”. Un rilievo mosso anche nelle considerazioni finali di maggio.

La sfiducia nel futuro e nella politica frena gli investimenti

“Le imprese che devono investire non investono perché quello che vedono nel medio-lungo periodo è tale da scoraggiare l’investimento”. Lo ha sottolineato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, parlando a un evento organizzato dall’Ispi dal titolo ‘Il pensiero di Keynes nell’Europa e nel mondo di oggi’.

“Il primo problema” da parte di chi è alla guida delle imprese italiane è “la sfiducia che le forze politiche siano in grado di eliminare gli ostacoli alla produzione. C’è poi questo timore del futuro che hanno le imprese e che hanno tutti. Ovvero che in un mondo così ampio, globalizzato e tecnologico sarà difficile trovare lavoro”, ha continuato. Secondo Visco, infine, “per trovarlo servono conoscenze e competenze che non ci sono perché non ci si investe. Servono infrastrutture materiali e digitali che da noi sono meno di altrove”.

(AWE/LaPresse)

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