“Vogliono uccidere il pentito”

L’avvertimento di Anziano, storico esponente dei Mazzacane, alla moglie del collaboratore

La Procura di Napoli
La Procura di Napoli

MARCIANISE -Era attento alle dinamiche del clan. Commentava le scelte dei collaboratori di giustizia, aveva e dava informazioni sull’attuale struttura del gruppo Belforte. Insomma, Giovanni Anziano, alias Giannaniello, secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Caserta, non si era affatto defilato dall’organizzazione mafiosa. La sua perdurante adesione alle vicende mafiose sarebbe emersa soprattutto dalle conversazioni che i militari dell’Arma hanno intercettato negli ultimi mesi. E in una, datata 14 luglio scorso, intrattenuta con tale Pasquale, Anziano ha raccontato anche di un suo incontro con la consorte del pentito M.F. Quando la vide, Giannaniello ha riferito all’amico di averle suggerito di stare attenta, perché era probabile che qualcuno avrebbe potuto attentare alla vita del marito: “[…] Mica potevo dire, questi stanno aspettando a te che esci, con i figli e come appena stai tu sola… questi fanno lo squillo… vengono qua e mettono una corda alla gola senza spararti dal marito, ndr). Gliel’ho detto e lei rispose: ‘Hai ragione, quello me lo ha detto sempre’. […] Quante volte vengono a casa tua. […] Come ti dovevo dire, vogliono uccidere Michele”.

Queste intercettazioni sono state inserite negli atti di indagine dei carabinieri che hanno fatto scattare il decreto di fermo, emesso dai pm Maria Laura Lalia Morra e Vincenzo Ranieri, proprio per Anziano, difeso dall’avvocato Massimo Trigari, e del nipote Antonio Amoriello, 35enne, rappresentato dal legale Nicola Musone.

Ai due viene contestato il reato di estorsione (tentata e consumata) ai danni di un imprenditore di Capodrise. All’uomo d’affari sarebbero riusciti a spillare diverso denaro in nome dei Belforte. Ieri si è celebrata l’udienza di convalida dinanzi al Tribunale di S. Maria Capua Vetere, che ha confermato la misura cautelare in carcere per entrambi e trasmesso però l’ordinanza all’ufficio gip di Napoli che è competente perché l’accusa di estorsione risulta aggravata dal metodo mafioso.
Logicamente, Anziano e il nipote sono da ritenere innocenti fino a un’eventuale sentenza di condanna irrevocabile.

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