Era territorio di Antonio Iovine. Nella spartizione del clan dei Casalesi, Villa di Briano toccava a ‘o Ninno. Ma in quel paese anche Nicola Schiavone avrebbe avuto i suoi agganci. Il figlio di Sandokan ai pm della Dda ha indicato politici e affiliati che, stando alle sue dichiarazioni, lo rappresentavano, in vari gradi, criminalmente in paese. “C’erano Francesco e Nicola Della Corte, Gennaro Vanacore. Erano diversi”.
I ras di Schiavone
Il pentito si è soffermato proprio su Francesco Della Corte: “Inizialmente era vicino ai Bidognetti. Poi venne da noi tramite Roberto Vargas”. Schiavone ha menzionato anche un consigliere comunale, Beniamino Guarino (non indagato ed innocente fino a prova contraria). L’amministratore avrebbe ragguagliato il boss sui fatti brianesi.
La testimonianza del boss
Le informazioni che Schiavone aveva riferito ai magistrati della Dda pochi mesi dopo l’avvio della sua collaborazione con la giustizia, le ha ripetute la scorsa settimana durante il processo a carico di Nicola Magliulo, dipendente del Comune, e l’imprenditore Benito Lanza, assistiti dai legali Carlo De Stavola, Raffaele Griffo e Camillo Irace. Magliulo è accusato di concorso esterno al clan, Lanza, invece, di associazione mafiosa. Nel corso dell’esame, condotto dal pm Catello Maresca, Schiavone ha raccontato al tribunale di Santa Maria Capua Vetere anche di un’ipotizzata richiesta di sostegno elettorale. “Raffaele Zippo (non indagato ed innocente fino a prova contraria) venne da me – ha raccontato il figlio di Sandokan – per chiedere aiuti al clan”. Si era candidato a sindaco. “Gli dissi di sì per avere una porta aperta qualora avesse vinto, ma poi lascia gli affiliati liberi di votare chi volevano”.
Il processo
L’iter giudiziario a carico di Magliulo e Lanza riprenderà a fine maggio. A valutare le accuse contestate ai due è il collegio presieduto dal giudice Roberto Donatiello. Fra un mese, in video-collegamento con l’aula del tribunale sammaritano, risponderà alle domande del pm e degli avvocati il pentito Bruno Lanza.
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