NAPOLI – “Siamo alternativi agli scalmanati di Insurgencia: se Manfredi e Sarracino insistono faranno a meno di noi”: le parole di un esponente politico vicinissimo al presidente della Regione, Vincenzo De Luca, rovinano la domenica al candidato di Pd-M5s-profughi di Forza Italia, Gaetano Manfredi, e al segretario napoletano del Pd, Marco Sarracino. La notizia dell’accordo tra Manfredi e Sergio D’Angelo, con il suo codazzo di esponenti del centro sociale Insurgencia, quello che più di ogni altro, in questi anni, ha contestato violentemente De Luca, fino al lancio di sacchetti di spazzatura col volto del figlio Roberto contro di lui, mette in subbuglio i centristi e le liste civiche di ispirazione deluchiana.
E’ un susseguirsi di telefonate roventi: Italia viva, centristi, moderati, liberali, concordano sulla necessità di non caricarsi sulle spalle i vari Ivo Poggiani, Eleonora De Majo, Egidio Giordano. Malumori anche a sinistra: la riconferma di Poggiani alla presidenza della terza municipalità sbarrerebbe la strada alla candidatura di Sandro Fucito alla quinta. Poggiani, Giordano e De Majo oltretutto rappresentano il braccio operativo di Luigi De Magistris, l’ossatura politica e propagandistica della sua amministrazione comunale. Le loro prese di posizione estremiste, le proteste di piazza, gli scontri con le forze dell’ordine, accantonate quanto tutti e tre si sono accomodati sulle poltrone rispettivamente di presidente e assessore municipale e di assessore comunale (la De Majo si è dimessa solo pochi mesi fa dalla giunta ma resta consigliere), mettono in estremo imbarazzo i moderati e i deluchiani.
Manfredi è in un angolo, Sarracino pure. La promessa di un assessorato a Sergio D’Angelo, in quota Pd, suscita proteste a raffica anche tra i Dem. Entro venerdì prossimo, se Manfredi dovesse intestardirsi, almeno quattro liste civiche di ispirazione moderata e deluchiana potrebbero staccarsi dalla coalizione. “Non riusciamo a spiegarci”, spiega un big centrista a Cronache, “perché Manfredi vuole caricarsi questi personaggi. Non vorremmo che si tratti di vecchi accordi di quando era rettore della Federico II, relativi ai locali occupati a Mezzocannone”.