CASTELVOLTURNO – Dovrebbe essere libero ed invece, ipotizza la Procura di Santa Maria Capua Vetere, il voto espresso dai cittadini lo scorso giugno, in occasione delle elezioni comunali, non lo è sempre stato. Per quale ragione? Perché, in alcune occasioni, sarebbe stato indirizzato da ‘intermediari’ che, questa è l’ipotesi investigativa, hanno dispensato denaro e non solo a diversi castellani.
Ancor prima che si aprissero le urne, a mettere in allerta gli inquirenti del possibile ‘voto di scambio’ che si stava consumando sul territorio erano stati Luigi Petrella, leader della coalizione di centrodestra e sindaco uscente, e un suo consigliere, Antonio Luise, candidato di Fdi, con denunce rispettivamente presentate ai carabinieri e alla guardia di finanza. E partendo anche da quanto riferito da loro, adesso i magistrati Giacomo Urbano e Anna Ida Capone hanno aperto un fascicolo.
Questi soggetti che avrebbero ‘drogato’ il voto, si sarebbero mossi per favorire, stando alle tesi che sta vagliando la Procura, alcuni candidati della coalizione diretta da Pasquale Marrandino (estraneo all’inchiesta), che ha vinto le Comunali battendo al ballottaggio Anastasia Petrella, guida del centrosinistra. Oltre alle denunce, gli inquirenti hanno in mano anche altri elementi che andrebbero a dare sostegno all’ipotesi di voto di scambio, come alcuni video che sono stati acquisiti nei giorni scorsi nei quali le persone riprese parlano di denaro ottenuto in cambio alla promessa di segnare sulla scheda il candidato che veniva loro chiesto.
Il fenomeno che, se la tesi dell’accusa dovesse rivelarsi valida, ha condizionato l’esito delle Amministrative, avrebbe interessato principalmente le aree di Baia Verde, Pinetamare, Villaggio Agricolo e Ischitella. In alcuni casi i voti, in base a quanto finora raccolto dai magistrati, sarebbero stati ‘comprati’ per 100 euro: 50 venivano dati al cittadino propenso a ‘vendersi’ prima di recarsi alle urne del primo turno e altri 50 in occasione del ballottaggio. In altre circostanze i castellani avrebbero rinunciato alla propria libertà di scegliere un candidato in cambio di elettrodomestici. Uno degli ‘intermediari’ che si sarebbero mossi sul territorio per raccattare illecitamente preferenze avrebbe raccolto 10mila euro per poi consegnarli a un negoziante dove i residenti si sarebbero recati per prendere, senza pagare, dei prodotti, garantendo, però, il loro voto a un determinato aspirante consigliere. Insomma, una sorta di ‘lista nozze’ rivisitata per l’occasione. Tra gli episodi su cui sta indagando la Procura anche un contributo di 5mila euro che sarebbe stato elargito a un gruppo religioso in cambio del suo sostegno elettorale. Logicamente ad oggi si tratta solo di ipotesi che la Procura, a seguito delle denunce e degli altri elementi finora raccolti, sta esplorando.
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