MILANO – Dalla W di Wimbledon alla W di Wembley. Sarà una lunga domenica di passioni quella che i tifosi d’Italia si apprestano a vivere. Con la speranza che la favola abbia il lieto fine e permetta ai colori azzurri di riscrivere la storia. London calling: alle 15 Matteo Berrettini, già nella leggenda per aver conquistato, primo italiano di sempre, la finale del torneo più antico del tennis. Dall’altra parte della rete, il 25enne romano troverà una montagna da scalare: sua maestà Novak Djokovic, numero uno al mondo, campione in carica, a caccia del sesto titolo sull’erba sui campi in erba dell’All England Club. Servirà un’impresa, più di un’impresa. Ma la battaglia d’Inghilterra vivrà un secondo round alle 21, a pochi chilometri di distanza, nella cornice di Wembley: gli azzurri di Roberto Mancini scenderanno nella tana dei ‘Tre Leoni’ per la sfida che mette in palio il trono d’Europa. E può regalare un’altra notte magica agli italiani, la più bella. Una domenica dove, tra Wimbledon e Wembley, servirà tanto cuore, lucidità, coraggio, capacità di stringere i denti. Berrettini è pronto a fare la sua parte. “Porterò la bandiera italiana qui. Devo crederci”, ha commentato il romano al termine della semifinale vinta contro Hubert Hurkacz, che negli ottavi e nei quarti aveva mandato a casa Medvedev e Federer.
Un successo che lo proietta nella storia: nei 134 anni di storia del torneo di Wimbledon mai un italiano aveva raggiunto la finale, in precedenza si era fermato alla semifinale il grande Nicola Pietrangeli 61 anni fa. E che gli permette di realizzare un sogno: “Non ho parole, davvero. Mi serviranno un paio d’ore per capire cosa è successo. Ho giocato una grande partita, sono felicissimo di essere qui con il pubblico e davanti alla mia famiglia”, ha spiegato. “Non avrei mai sognato di essere in finale qui, era un sogno troppo grande. E invece ci sono, grazie”, ha aggiunto parlando un po’ in inglese e un po’ in italiano. Berrettini, n.9 del ranking e testa di serie numero 7, si è imposto in quattro set sul polacco, n.18 del ranking e 14 del seeding, con il punteggio di 6-3, 6-0, 6-7 (3), 6-4 in 2 ore e 36 minuti. Comunque vada a finire domenica, Berrettini ha già la certezza di salire almeno al numero 8 del ranking Atp. E sarà numero 7 del mondo se dovesse vincere il titolo. Il match ha visto l’azzurro dominare con il servizio, chiudendo con oltre 20 aces, 60 vincenti e 18 errori gratuiti. Il romano ha avuto vita piuttosto facile nei primi due set, di fronte ad un Hurcacz molto falloso. Nel terzo set, però, il polacco ha avuto un sussulto d’orgoglio vincendo il tie-break e trascinando la partita al quarto.
Berrettini ha tuttavia mantenuto il sangue freddo e grazie a un break nel primo gioco ha preso subito il vantaggio decisivo, che poi è stato bravissimo a confermare. Fino a tagliare il traguardo di una storica finale, dove alcune ore dopo lo ha raggiunto, rispettando il pronostico ma non senza fatica, Djokovic. Il 34enne serbo si è sbarazzato del mancino canadese Denis Shapovalov, numero 12 Atp e decimo favorito del tabellone, in 2 ore e 47 minuti di gioco, con il punteggio di 7-6 (3), 7-5, 7-5. Conquistando così il lasciapassare per la sua 30esima finale Slam, la settima a Wimbledon. Berrettini non vuole sentire parlare di mission impossibile. E’ parte del sogno azzurro e vuole continuare ad essere protagonista, fino in fondo. “Adesso che sono qui voglio vincere il trofeo. Sarà una giornata importante per lo sport italiano, ma credo che ce lo meritiamo”, ha ancora spiegato. “Sono davvero felice che ora il tennis, insieme al calcio, sia lo sport più importante nel mio Paese”. Due battaglie tra Wimbledon e Wembley, un unico grande cuore azzurro: “La Nazionale ha fatto un grande lavoro, dopo che non ci eravamo qualificati per gli ultimi Mondiali, si sono messi sotto e ce l’hanno fatta: è un grande risultato”, ha aggiunto Berrettini. “Si meritano di essere arrivati in fondo. Ovviamente penserò prima alla mia partita, poi se ci sarà la possibilità guarderò la finale contro l’Inghilterra”. Poi un appello ai tifosi che già contano le ore che li separano da domenica: “Comprate un bel televisore…”.
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