Yemen, Azione contro la fame: “16 milioni di persone senza cibo dopo 7 anni di guerra”

Il conflitto in Yemen, in sette anni, ha causato la morte di 250mila persone, più della metà dei decessi deriva da cause indirette provocate dalla guerra, come la mancanza di viveri o di cure. Per il quarto anno consecutivo, il Paese rappresenta la peggiore crisi umanitaria al mondo ed è sull’orlo della carestia.

(AP Photo/Hani Mohammed)

MILANO – Il conflitto in Yemen, in sette anni, ha causato la morte di 250mila persone, più della metà dei decessi deriva da cause indirette provocate dalla guerra, come la mancanza di viveri o di cure. Per il quarto anno consecutivo, il Paese rappresenta la peggiore crisi umanitaria al mondo ed è sull’orlo della carestia. D’altra parte, oltre l’80% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà e almeno 20 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria. Milioni di yemeniti, allo stato attuale, sono privati dell’accesso alle strutture mediche necessarie, all’acqua potabile e anche a una occupazione adeguata a far fronte ai bisogni essenziali. Il conflitto armato, prima ancora dell’attuale pandemia, ha avuto un impatto devastante sulla popolazione: l’insicurezza alimentare e la malnutrizione, pure a causa degli effetti del Covid-19, costituiscono un grave problema, mentre più di 16 milioni di persone soffrono la fame e 400mila bambini sotto i cinque anni rischiano di morire di malnutrizione acuta grave se non ricevono cure urgenti, secondo Azione contro la fame.

L’organizzazione ritiene che “solo nuovi sostegni umanitari, importazioni agevolate di beni essenziali per la popolazione e un sempre maggiore rispetto del diritto internazionale umanitario delle parti in conflitto possano spezzare l’attuale circolo vizioso esistente tra guerra e fame. L’organizzazione, oltre a effettuare programmi salvavita nel Paese, ha fornito agli operatori impegnati sul campo le informazioni necessarie per proteggere sé stessi e le comunità locali dal Covid-19. Il crollo dei servizi idrici e igienico-sanitari ha indotto i cittadini a dipendere dagli aiuti umanitari. Milioni di persone, oggi, fanno riferimento all’approvvigionamento idrico fornito dalle autocisterne. L’organizzazione, in tal senso, sta operando anche sul fronte dell’emergenza idrica con l’installazione di nuovi punti per il lavaggio delle mani e la fornitura di acqua laddove non c’è”.

LaPresse

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