Zanda: “Renzi promise di ritirarsi, Zingaretti ha vita difficile con i parlamentari dem”

Il tesoriere dem punzecchia l'ex Premier

Luigi Zanda (Foto Fabio Cimaglia / LaPresse)

MILANO – “Temo che sarà un autunno molto difficile, soprattutto sulle spalle dei lavoratori. La grande mobilitazione di popolo annunciata dal segretario dem, Nicola Zingaretti porterà la protesta nelle piazze. Debbo dire, finalmente”. Così il tesoriere del Pd Luigi Zanda in un’intervista Repubblica. la ricetta della sinistra è “ripartire dalla lotta alle diseguaglianze che racchiude tutto. La democrazia, l’ambiente, l’Europa, la scuola, il Sud, la progressività fiscale, la sicurezza. I nostri obiettivi. Insieme con le grandi infrastrutture, come la Tav.

Naturalmente le diseguaglianze si combattono anche con i giusti rapporti internazionali. Sì alle grandi democrazie, no ai regimi autoritari”, afferma Zanda, che sul gradimento di Salvini nei sondaggi sottolinea che “se vogliamo capire, dobbiamo ripensare alla fine delle ideologie, ai 20 anni di berlusconismo, alla crisi economica più grave dopo quella del 1929. E via via fino alla sconfitta del referendum costituzionale nel 2016 che è stata preceduta da una campagna elettorale troppo personalizzata”.

“Era Renzi il segretario dem e il premier. Quella campagna ha allontanato dal centrosinistra una parte molto vasta del nostro elettorato. L’ex leader dem aveva inoltre promesso che in caso di sconfitta avrebbe abbandonato la politica ma non l’ha fatto”, rimarca Zanda, “il Pd è l’unica vera forza di contrasto ai gialloverdi e ne combatte la politica di odio e discriminazioni. Ma Zingaretti ha vita difficile perché nel partito ha una maggioranza del 70% e nei gruppi parlamentari le percentuali sono rovesciate a causa delle scelte fatte per le liste delle politiche.

Sulle divisioni interne, spesso si travisano i fatti. Io dissi ad Andrea Marcucci che spettava a lui in quanto capogruppo intervenire e non a Renzi che frequenta poco l’aula e non ha nemmeno votato contro la fiducia al decreto sicurezza. Per il Pd la gestione dell’aula è molto importante soprattutto per colpire una maggioranza che si sta disarticoando su tutto con la mozione sula Tav”. “Per – conclude – il Pd i 5 Stelle sono inavvicinabili. Ma Se Di Maio viene sostituito e se il Movimento va in pezzi, allora il Pd dovrà fare politica”.

(LaPresse)

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