MILANO (LaPresse) – In Zimbabwe è in corso la seconda peggiore epidemia di colera dopo quella devastante del 2018, che uccise oltre 4mila persone. Dichiarata ufficialmente il 12 settembre, conta 9.100 casi sospetti nella capitale Harare, con 43 decessi.
L’allarme lanciato da Medici senza frontiere
Medici Senza Frontiere (MSF) sta supportando le autorità sanitarie nazionali in attività di potabilizzazione dell’acqua, gestione dei casi e controllo dell’infezione, e fondamentale è il coinvolgimento delle comunità locali per diffondere le buone pratiche di prevenzione che stanno facendo la differenza nella risposta all’epidemia.
Il colera si sviluppa dopo l’ingestione di cibo o liquidi contaminati. Il sistema idrico di Harare è vecchio e cadente e questo causa perdite di acqua e contaminazione per il contatto con discariche e fognature.
Zimbabwe, in corso un’epidemia di colera
La scarsa disponibilità di acqua potabile in sobborghi densamente popolati costringe le persone a usare fonti non sicure come pozzi scavati a mano, favorendo la diffusione di malattie trasmesse attraverso l’acqua, soprattutto durante la stagione delle piogge. Il colera causa grave disidratazione e addirittura morte se non viene trattato, ma si può facilmente prevenire attraverso semplici pratiche igienico-sanitarie e acqua potabile sicura.
Le testimonianze
“Quando ho scoperto di avere il colera, ero scioccata e spaventata. Pensavo di morire. I miei pensieri sono andati a mia figlia”, dice Atlas Murima, 25 anni, della provincia del Mashonaland West, nel nord dello Zimbabwe. Aveva visitato sua sorella ad Harare, a 160 km di distanza, e anche se aveva sentito parlare dell’epidemia, non aveva immaginato di poterne essere contagiata.
Dopo aver sviluppato i sintomi sentinella – vomito continuo, diarrea acquosa, forte mal di testa e occhi infossati – le è stato diagnosticato il colera in un centro allestito dal dipartimento della salute locale e da MSF. “È molto raro che il colera si sviluppi nelle aree rurali”, dice Atlas, “sentiamo parlare di epidemie ad Harare ma di solito finisce lì”.