MONDRAGONE (Giuseppe Tallino) – Aggredito dalla camorra per aver detto no. Minacciato dal clan perché ha denunciato. Benedetto Zoccola non ha chinato la testa di fronte alla mafia. E’ stato chiuso nel bagagliaio di un auto, portato in campagna e pestato a sangue. Ma ha reagito. Hanno fatto esplodere una bomba sulla finestra della sua abitazione, causandogli problemi alla vista e all’udito. Ma ha reagito ancora. Si è scontrato personalmente col malaffare, pagandone le conseguenze. Stamattina, Francesco Tiberio La Torre è stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Mondragone, guidati dal capitano Luca Iannotti.
Le indagini della Procura
Il figlio del boss Augusto è indagato (con altre tre persone) per detenzione illegale di armi comuni da sparo e da guerra, reato aggravato dal metodo mafioso. Un anno fa, però, il giovane, rivolgendosi a Le Iene aveva cercato di pubblicizzare la sua distanza dalle logiche mafiose, la propria estraneità dal mondo del padre.
L’intervista di Zoccola a ‘Cronache’
Oggi nella redazione di Cronache Benedetto Zoccola ha raccontato nel dettaglio un suo incontro con Francesco Tiberio La Torre: una storia che va controcorrente rispetto alla tesi che il ragazzo aveva tentato di far passare sulle reti Mediaset. Più che un confronto si trattò di un’incursione negli uffici del Comune, quando Zoccola ricopriva la carica di vicesindaco. Era in stanza con il tecnico del Municipio e i rappresentanti di una cooperativa toscana: parlavano proprio della casa confiscata al capoclan Augusto, del bene sottratto alla famiglia di Francesco Tiberio. Erano al lavoro per comprendere come riutilizzare la struttura. Il figlio del boss non bussò alla porta. Entrò direttamente, sbattendola. “Non si comportò da persona normale. Con me c’era la scorta. Cercò di parlare con il responsabile che si stava occupando della procedura”. Domani sull’edizione cartacea di Cronache di Caserta pubblicheremo l’intervista completa a Benedetto Zoccola.