MILANO (LaPresse) – Ad Abu Dhabi nel weekend andrà in scena l’ultima gara stagionale di Formula 1. Ma nel paddock – vuoi perché entrambi i titoli mondiali sono già stati assegnati – tutto ciò sembra importare poco. Sono Robert Kubica e Fernando Alonso, per motivi diversi, addirittura opposti, a rubare la scena nel circuito di Yas Marina. In attesa dei primi riscontri cronometrici. Come piloti, ma soprattutto come uomini.
Kubica e Alonso rubano la scena
L’asturiano, come risaputo, disputerà domenica la sua ultima gara di F1. Poi verranno altre sfide: al momento l’unica certezza è la 500 Miglia di Indianapolis. E appunto l’addio al circus dopo 18 stagioni, ovvero “metà della vita” trascorsa con “meccanici, ingegneri, media. Credo che questo sia il ricordo migliore che mi porterò sempre”.
Alonso, l’addio amaro alla F1
Un addio per certi versi amaro (Alonso è ancora dei migliori piloti in circolazione) ma dal sapore dell’arrivederci, perché il pilota della McLaren ammette che la Formula 1 si trova “a un livello più alto, perché incentrato sulla ricerca della perfezione”. Proprio per questo in ottica ritorno “la porta non è del tutto chiusa” anche se “non è l’idea iniziale”. Con una precisazione doverosa: “il primo motivo è che non so come mi sentirò l’anno prossimo – ha ammesso – E’ più una questione legata a me stesso, se dovessi tornare non sarà per un motivo particolare ma per come mi sentirò a metà della prossima stagione”.
Il ritorno di Kubica ad Abu Dhabi
Ad Abu Dhabi c’è chi va e chi viene. O meglio torna. Proprio in occasione dell’ultima gara di Alonso le porte girevoli di Yas Marina accolgono nuovamente un altro pilota in Formula 1: Robert Kubica. Un ritorno quello del polacco per certi versi miracoloso, considerando il grave incidente avuto nel 2011 durante un rally in Italia che gli ha stroncato la carriera (con ogni probabilità era destinato a occupare un sedile in Ferrari) ma non la determinazione e la caparbietà di ritrovare una monoposto di Formula 1, a otto anni di distanza dal suo ultimo Gran Premio, nel 2010.
La fine di un percorso e l’inizio di una nuova sfida
“E’ la fine di un percorso, più di vita che da pilota, è stata una sfida a livello umano – ha raccontato Kubica, che ha rischiato l’amputazione di un braccio – Sono una persona che vede le cose in modo molto freddo e che guarda avanti, e davanti vedo una nuova sfida e vedo Robert come pilota”. La mission che attende il 33enne di Cracovia è di quelle difficili, ovvero riportare in alto la Williams, in grande difficoltà in questa stagione, a partire dal 2019.
“E’ l’inizio di una nuova sfida – ha aggiunto – molto entusiasmante ma anche molto dura e difficile che è quella di essere un pilota di Formula 1 e di riuscire a lavorare nel team nel modo migliore per tirarlo fuori da un periodo difficile”. D’altra parte dopo tutto ciò che ha passato per ritornare nel circus il polacco non può essere spaventato, anzi. “Sono orgoglioso di poter dire che non ho mai mollato, questo è il più grosso premio che potessi avere”. Bentornato Robert il pilota.
di Alberto Zanello