ROMA – Bisognerà aspettare ancora una decina di giorni, ma c’è qualche dettaglio in più sull’app di tracciamento dei contagi e sui test sierologici. Si tratta dei pilastri su cui costruire la Fase 2, in cui tutti vorrebbero vedere il coronavirus il meno possibile. Domenico Arcuri, commissario del Governo che sta lavorando su questi e altri fronti, mette le mani avanti: non sarà certo lui a decidere quando si potrà uscire. Molti aspettano le prime vere aperture il 4 maggio, ma sarà l’esecutivo ad avere l’ultima parola, dopo aver sentito il comitato tecnico-scientifico e la task force guidata da Vittorio Colao. “Noi abbiamo un altro dovere – dice il commissario – farci trovare pronti, in qualsiasi momento il governo decida che questa fase 2 debba avere inizio”.
Arriva l’app ‘Immuni’
Dopo una prima fase di testing di un paio di settimane, l’app, che si chiamerà ‘Immuni’, dovrà avere il maggior numero possibile di installazioni sui cellulari. Non ci sarà obbligo farlo, precisa Arcuri, ma per essere efficace almeno il 70% degli italiani dovrà utilizzarla. La privacy verrebbe protetta perché i dati, resi anonimi, saranno immagazzinati in database pubblici, per essere cancellati alla fine del contagio. Il funzionamento passerà tramite la tecnologia Bluetooth, che permette di far dialogare due telefonini che si avvicinano. Non verrà attivata, invece, la geolocalizzazione, perché questo andrebbe contro la normativa sulla privacy.
I test sierologici
Capitolo test sierologici. Si spera in un prezzo “molto basso – afferma il commissario – lasciatemi dire: simbolico”. Serviranno all’indagine epidemiologica su un campione di popolazione italiana, per individuare chi è immune al coronavirus e capire così la reale diffusione dell’epidemia. Quali test adottare a livello nazionale? Verranno valutati diversi modelli, sulla base di 8 parametri e una specificità del 95%. Si procederà con bando ad evidenza pubblica, dando la priorità alla salute rispetto al costo, che si attende comunque essere basso. Il Governo prevede una prima richiesta di 150mila kit, cui potrebbe seguire una seconda richiesta di altrettante unità.
Il materiale sanitario
Per quanto riguarda invece il materiale medico necessario in questa fase di emergenza, ormai “siamo in condizioni di soddisfare le esigenze che arrivano dal territorio e dalle regioni”, assicura Arcuri. Da marzo sono stati distribuiti e installati 3.720 ventilatori, 992 nell’ultima settimana. Aumentano pure i tamponi: da lunedì, la struttura commissariale ne ha inviati 280mila al giorno. Nell’ultima settimana sono stati consegnate 25,5 milioni di mascherine alle Regioni, portando lo stock nei nei depositi vicino a quota 40 milioni. E chi non ha avuto la mascherina per motivi professionali, e si ritrova spesso costretto a comprarla a prezzi stellari? Per combattere la speculazione, il commissario annuncia di essere al lavoro per fissare un prezzo massimo consentito.
(LaPresse/di Matteo Bosco Bortolaso)