Napoli, i 7 mesi di Milik per convincere Ancelotti

Inutile dire che con l'arrivo di Cavani lo spazio del polacco si ridurrebbe in maniera sostanziale, specie se Mertens dovesse decidere di restare in azzurro

Foto LaPresse - P.G.

NAPOLI (LaPresse) – Il tempo delle attese è finito. Se la Juventus ha Cristiano Ronaldo (8 gol in campionato), la Lazio Immobile (8 gol) e l’Inter Icardi (7 gol), non possono certo bastare i 4 gol siglati da Arek Milik per considerarlo il bomber principe di questo Napoli. Il polacco è ancora lontano dalla migliore condizione psico-fisica e non è un caso che nei match più importanti Carlo Ancelotti gli abbia sempre preferito Dries Mertens. Come dimostrano i soli 6 minuti totali giocati dal polacco nella doppia sfida col Psg di Champions League.

La ‘Dries-mania’

Il belga è arrivato già a quota 7 reti, in un crescendo di prestazioni culminato nella tripletta contro l’Empoli che ha sancito il suo definitivo sorpasso nelle gerarchie dell’ex tecnico di Milan, Real Madrid e Bayern, che sin dall’estate si era opposto alla cessione del folletto belga.

Anche perché il triennio sarriano non può essere cancellato con un semplice colpo di spugna, anni in cui è stato proprio Dries a tirare avanti la carretta quando Milik è stato fermo per il doppio infortunio ai legamenti, creando un tridente da sogno che ha incantato mezza Europa grazie al suo mix perfetto. La fantasia d’Insigne, l’intelligenza di Callejon e il senso del gol di Mertens. Tutte qualità che Ancelotti ha saputo preservare, metabolizzare e riutilizzare anche col passaggio al 4-4-2. Inserendo una pedina come Fabian come punto di raccordo tra i reparti.

L’ombra Piatek

Inoltre a tarpare in qualche modo le ali a Milik ci si è messo anche un suo connazionale, assoluta rivelazione di quest’inizio di stagione: di nome fa Krzysztof, cognome Piatek. Con i suoi 9 gol siglati in questi primi mesi di campionato, l’attaccante del Genoa si è guadagnato le attenzioni di diversi top club europei. Tra cui anche il Napoli di Aurelio De Laurentiis che ha già imbastito una bozza di trattativa con Preziosi per strapparlo alla concorrenza.

Il che sarebbe una duplice beffa. Considerando poi che Milik e Piatek battaglieranno anche in Nazionale per diventare il futuro punto di riferimento della Polonia in vista di Europei (2020). E soprattutto Mondiali (Qatar 2022), anno in cui Lewandowski avrà 34 anni e sarà dunque necessario un ricambio generazionale.

Sognando il ‘Matador’

Se tutto ciò non bastasse, a rendere ancor più complicata la situazione arrivano le parole del presidente De Laurentiis sul mercato, che proprio in questi giorni ha aperto ad un clamoroso ritorno in azzurro di Cavani. “Edi qui ha due figli, Napoli può essere il suo porto rassicurante: se il Psg decidesse di cederlo a poco e se lui si accontenta di 6-7 milioni all’anno allora perché no...”.

Un’apertura non da poco quella del patron azzurro, conscio che il Matador porterebbe benefici innegabili in un sistema già rodato come quello di Ancelotti. Oltre che una spinta di entusiasmo in tutta la piazza che già la scorsa estate sognava il suo ritorno.

E Milik? Inutile dire che con l’arrivo di Cavani il suo spazio si ridurrebbe in maniera sostanziale, specie se Mertens dovesse decidere di restare in azzurro. Fortuna che da qui a giugno mancano ancora sette mesi, tempo che Arek dovrà sfruttare al massimo per risalire le gerarchie e riconquistare la fiducia della società (mai venuta meno, a onor del vero) e soprattutto dei tifosi, che da lui si aspettano il definitivo salto di qualità. Prima che sia troppo tardi.

di Vincenzo Guarcello

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