Milano, 23 mar. (LaPresse) – Usare la comicità per raccontare uno dei temi sociali e politici più controversi di questi anni. A 16 anni di distanza da ‘Il nostro matrimonio è in crisi’, Antonio Albanese torna alla regia con ‘Contromano’, di cui è anche interprete, nonchè sceneggiatore con Andrea Salerno e Stefano Bises, con la collaborazione di Marco D’Ambrosio ‘Makkox’. Nel film veste i panni di Marco Cavallaro, cinquantenne piccolo borghese e abitudinario che dedica tutta la sua vita al negozio di calze ereditato dal padre; refrattario a qualsiasi cambiamento, la sua routine viene ‘sconvolta’ dall’arrivo di un concorrente, Oba (Alex Fondja), venditore ambulante senegalese che si piazza proprio davanti alla sua bottega. E qui scatta la folle idea: narcotizzarlo e rapirlo per accompagnarlo in Africa, perchè “se tutti riportassero un migrante a casa il problema sarebbe risolto”. La contrapposizione tra il ‘noi’ e il ‘loro’, tra equivoci e paradossi, cade grazie a Dalida (Aude Legastelois), la bellissima ‘sorella’ di Oba.
“L’idea nasce da un desiderio personale misto a sociale, da spettatore, di raccontare un tema così grande e impetuoso che osserviamo quotidianamente. È stato rappresentato con cupezza, sentivo l’esigenza di raccontarlo con garbo e leggerezza, che non è una parolaccia, anzi”, spiega Albanese, “l’ironia è il mio modo, sono spaventato dall’idea che in questo Paese l’ironia possa sparire”. Il film, che esce nelle sale il 29 marzo, è prodotto da Fandango con Rai Cinema, “perchè il servizio pubblico non può non raccontare certe storie”, rimarca l’ad Paolo Del Brocco. Una scelta condivisa dal numero uno di Fandango, Domenico Procacci: “È bene che il cinema tratti argomenti importanti, anche con modi diversi, col tono della commedia; che la commedia sia ‘spegnere il cervello’ è un’idea legittima, ma c’è anche un’altra possibilità, di tenerlo ben acceso il cervello, facendosi delle risate”. Albanese ci ha creduto al punto da volere anche la direzione. “Ho riscoperto una gioia infinita a tornare alla regia, l’idea era proprio di ‘curare’ il film; ho aspettato tanto perchè volevo avere il desiderio vero di farlo, e mi è venuto con questa storia”.
Un po’ Epifanio, un po’ Perego, Mario Cavallaro è in realtà una figura iper-realista, con tratti che rappresentano i preconcetti di tutti noi, ma senza demonizzazioni, “perchè se vengono a vendere davanti al tuo negozio anche tu ti arrabbi”. A portarlo al riscatto, durante la “vacanza umanitaria” Milano-Senegal solo andata, la dolcezza, nonché la bellezza statuaria, di Dalida. E a Aude Legastelois, compagna dell’attore e regista Mathieu Kassovitz, non manca nemmeno l’ironia. “Com’è stato lavorare con un attore non bellissimo? Non capisco, Antonio è molto bello… Oltre che generoso, e con questo film ci dà l’occasione di una grande apertura mentale”.