Livorno, 29 mar. (LaPresse) – Nell’esplosione che ieri al porto industriale di Livorno è costata la vita a due operai della Labromare, Lorenzo Mazzoni, 25 anni, e Nunzio Viola, 52 anni, i muri in cemento armato del silo hanno contenuto l’onda d’urto evitando conseguenze ancora più gravi. Lo spiegano dalla procura livornese che ha aperto un fascicolo, al momento a carico di ignoti, per l’ipotesi di reato di omicidio plurimo colposo.
Al momento della deflagrazione in prossimità del serbatoio, all’interno del deposito costiero Neri, c’erano quattro persone. I due operai della Labromare sono stati investiti dall’esplosione, mentre illesi sono rimasti l’autista del camion che caricava il residuo di acetato di etile che era stato contenuto nel silo, e un dipendente della ditta Neri, presente alle operazioni di pulizia del serbatoio. Secondo una prima ricostruzione, i due operai si trovavano in corrispondenza dello scarico del serbatoio.
I due corpi, dopo l’esplosione, non sono stati trovati vicini. Tra le ipotesi al vaglio degli investigatori, quella secondo cui la deflagrazione potrebbe essere stata causata da una sacca di gas residuo all’interno del serbatoio e che un telefono cellulare o una sigaretta abbia fatto da detonatore. L’area dell’incidente è sotto sequestro, così come il camion che usato per caricare il residuo di acetato di etile.
Intanto, dal procuratore capo di Livorno, Ettore Squillace Greco, si apprende che gli esami autoptici sui corpi dei due operai probabilmente saranno effettuati martedì prossimo.