Israele, bloccato piano espulsioni migranti in Africa

Gerusalemme, 24 apr. (LaPresse/AFP) – Israele ha annunciato oggi di aver abbandonato il controverso piano per espellere i migranti africani arrivati illegalmente, dopo aver fallito la ricerca di un Paese disposto a ospitarli. Il progetto comprendeva circa 42mila migranti di origine eritrea e sudanese che attualmente vivono in Israele e a cui è stato negato lo status di rifugiato. I legali del governo hanno informato la Corte Suprema della cancellazione del piano dopo che alcuni Stati si sono rifiutati di ospitare i migranti. Migranti e operatori umanitari avevano detto che Israele stava negoziando con il Ruanda e l’Uganda per accettare i trasferiti. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha twittato oggi di aver incaricato il ministro degli interni Aryeh Deri “di preparare immediatamente la riapertura delle strutture di detenzione agli infiltrati”, in riferimento alla chiusura di febbraio del centro di detenzione di Holot nel sud di Israele.

 Il progetto di espulsioni aveva suscitato un’ondata di critiche, tra cui quelle dell’agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, quelle dei sopravvissuti all’Olocausto e di parti della società civile israeliana. Il governo aveva originariamente annunciato un piano in base al quale avrebbe dato ai migranti circa 2.800 euro e l’opportunità di andarsene di propria iniziativa. L’alternativa sarebbe stata affrontare una reclusione indefinita con un’eventuale espulsione forzata. All’inizio di aprile, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha accettato di fermare il piano, dicendo che un nuovo accordo con l’Onu avrebbe consentito il trasferimento di 16mila migranti in “paesi sviluppati come il Canada, la Germania o l’Italia”. In cambio, Israele avrebbe dato la residenza a un uguale numero di migranti. Ma il premier aveva annullato questo accordo cedendo alla pressione dalla destra. Amnesty International ha accolto con favore la cancellazione, ma ha espresso preoccupazione per il piano del governo e per la continua pratica delle espulsioni “volontarie”. Israele sta ancora conducendo quelle che chiama deportazioni ‘volontarie’, anche se in realtà non c’è nulla di volontario”, ha detto in un comunicato l’organizzazione per i diritti umani. “Israele rimane nell’obbligo di non trasferire nessuno in un paese in cui corre il rischio reale di gravi violazioni dei diritti umani”, ha aggiunto.

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