Milano, 29 apr. (LaPresse) – “Una progressiva presa d’atto della realtà”. Lo dice l’ex governatore della Puglia Nichi Vendola in un’intervista al quotidiano La Repubblica commentando i casi di bambini registrati come figli di due genitori dello stesso sesso. “C’è un mutamento nell’opinione pubblica e nella nostra società, dove si cominciano a vedere i volti di chi ha fatto certe scelte. Io e il mio compagno, come molti altri, non siamo un’allegoria, siamo una famiglia e per fortuna i funzionari aprono un varco che consente ai figli delle famiglie arcobaleno di avere gli stessi diritti degli altri bambini”, dice Vendola. Citando la sua esperienza personale, spiega come “due anni fa ci fu un tale clamore politico-mediatico sulla nostra scelta che non ce la sentimmo di mettere in una situazione di imbarazzo un funzionario. Abbiamo optato per la richiesta d’adozione e poiché l’atto di nascita di mio figlio è già stato trascritto non potremmo chiedere una nuova trascrizione”. Tobias, infatti, per la legge è figlio solo del compagno di Vendola.
Vendola indica la sua situazione come “grottesca. Mi unisce a mio figlio un amore sconfinato e come ogni genitore immagino ogni scenario che potrebbe prospettarci la vita e di conseguenza la mia impotenza in alcune situazioni. Il vuoto normativo va colmato, vanno rimossi gli ostacoli che possono ledere i diritti dei bambini”. E in merito alle posizioni di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, dice: “Alterano il sentimento della maggior parte delle persone, rappresentano situazioni che spesso non corrispondono alla verità. Le famiglie arcobaleno sono una tra le possibili forme di realizzazione della genitorialità, rispetto a quella uomo-donna, da loro proposta, che risponde a una impostazione ideologica. Anche la scelta del termine ‘utero in affitto’ è manipolatoria, la grava di un’ipoteca morale pesante. Noi, come tutte le famiglie arcobaleno, non abbiamo ‘affittato un utero’, abbiamo costruito una relazione con delle donne che continuerà per tutta la vita, perciò quell’espressione non rappresenta la nostra esperienza ed è profondamente offensiva”.