UDINE (Antonio Casapulla) – Omicidio Regeni, ieri sono state avviate le operazioni per il recupero dei video delle telecamere di sorveglianza della metropolitana su cui il giovane viaggiava la sera in cui fu rapito. Le operazioni di recupero dei video andranno avanti per alcuni giorni. Una volta terminati, una copia del materiale sarà consegnata alle autorità italiane. L’operazione, coordinata dalla procura generale d’Egitto, viene effettuata da un team di tecnici russi e seguita da tecnici e inquirenti italiani. Si indaga sulla morte del ricercatore universitario. Il suo corpo fu ritrovato il 3 febbraio di due anni fa nelle vicinanze di una prigione dei servizi segreti egiziani. Era sparito la sera del 25 gennaio precedente.
La reazione della famiglia di Regeni
“È un giorno cruciale per le indagini sul sequestro, tortura ed omicidio di Giulio Regeni – sottolinea il legale della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini – perché oggi potremmo già capire se i dati sono stati manomessi. Vedremo se ci troviamo di fronte a un bluff o se faremo un passo avanti”. Dopo oltre due anni di indagini, tra Il Cairo e Roma, la verità sul sequestro e l’omicidio del giovane non c’è ancora. Anche se oggi c’è abbastanza materiale per individuare almeno una parte delle persone certamente coinvolte nell’omicidio.
Le verifiche sui tabulati
Le indagini sui tabulati telefonici hanno messo in evidenza il collegamento tra gli agenti che si occuparono di tenere sotto controllo Giulio Regeni, originario di Udine, tra dicembre 2015 e gennaio 2016, e gli ufficiali dei servizi segreti egiziani coinvolti nella sparatoria con la presunta banda di criminali uccisi il 24 marzo 2016 a cui gli egiziani provarono ad attribuire l’omicidio anche perchè in casa di uno dei banditi vennero trovati i documenti di Regeni. Tra le ipotesi sul motivo della morte del giovane anche quella che porta agli studi che stava portando a termine con una ricerca sul campo che potrebbe averlo messo in contato con qualcuno che alla fine ne ha determinato la tragica fine.