Milano, 16 mag. (LaPresse) – La Procura generale di Milano non si oppone al provvedimento con cui il Tribunale di Sorveglianza di Milano venerdì scorso ha concesso la riabilitazione a Silvio Berlusconi. Lo si apprende da fonti giudiziarie. La Procura generale aveva 15 giorni di tempo per impugnare il provvedimento, che comunque era già esecutivo. A questo punto nessun ostacolo può bloccare un’eventuale candidatura dell’ex Cavaliere.
Se la Procura Generale si fosse opposta alla riabilitazione di Silvio Berlusconi, sarebbe stato necessario fissare un’udienza davanti agli stessi giudici del Tribunale di Sorveglianza che venerdì scorso avevano accolto l’istanza dell’ex Cavaliere.
Dopo l’udienza, se la Procura Generale avesse portato elementi nuovi, gli stessi giudici avrebbero dovuto decidere se inviare o meno gli atti in Cassazione.
A questo punto, dato che da parte del procuratore generale Roberto Alfonso non c’è stata opposizione, il 27 maggio la riabilitazione di Berlusconi diventerà definitiva.
Il procuratore generale Roberto Alfonso e il sostituto pg Maria Saracino hanno valutato che la decisione del Tribunale di Sorveglianza di riabilitare Silvio Berlusconi non presenta vizi di legittimità, perché la stessa Cassazione dice che i carichi pendenti, come i procedimenti sul caso Ruby ter, non sono di ostacolo alla valutazione di buona condotta. C’erano dunque i requisiti perché l’ex premier potesse beneficiare della riabilitazione, tornando così candidabile.
La sentenza di riabilitazione, in ogni caso, potrebbe essere revocata, in base a quanto prevede l’articolo 180 del codice penale, se la persona riabilitata commette entro 7 anni un delitto non colposo, per il quale sia inflitta la pena della reclusione per un tempo non inferiore a 2 anni.
Un rischio non del tutto remoto, dato che Berlusconi resta imputato in cinque processi, tra cui quelli dell’inchiesta Ruby ter a Milano, Torino e Roma e quello relativo all’inchiesta sulle escort che vede imputato anche Giampaolo Tarantini davanti al Tribunale di Bari.