Truffa e riciclaggio a Roma, 26 indagati

Scoperto un giro internazionale fatto di false onlus, acquisti di opere d'arte e finti finanziamenti

ROMA – Un mondo fatto di finti preti e falsi intermediari. Offerte improbabili di finanziamento e compravendita ‘monstre’ di opere d’arte. Il tutto facendo leva su una presunta vicinanza al Vaticano e a fondi in Lussemburgo. Un’attività che avrebbe fruttato milioni di euro. Gang sgominata questa mattina dai carabinieri.

Le indagini

Un’indagine partita oltre un anno fa ha infatti permesso di accertare l’esistenza di un’organizzazione che operava in tutta Europa. Sono 23 truffe le già consumate e oltre 40 tentate. Si trattava di due bande, entrambe con sede nella capitale. Erano composte da cittadini italiani, del Camerun, della Nigeria e dell’Afghanistan. In tutto risultano al momento 26 indagati riconosciuti responsabili dei reati di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe nazionali e internazionali, furto, falsi in atto pubblico e privato, riciclaggio internazionale.

La presunta vicinanza al Vaticano ed il ruolo di falsi intermediari

Il ‘modus operandi’ era duplice. Fingendosi vicini al Vaticano, i truffatori offrivano alle vittime la possibilità di acquistare opere d’arte dal valore di svariati milioni di euro a fronte di una donazione, rigorosamente in contanti, a favore di una inesistente onlus. Dall’altro, in veste di funzionari di banca, si offrivano per far rientrare capitali dall’estero aggirando le tasse o ancora garantivano a società in difficoltà economiche finanziamenti.

Base operativa a Roma

Il tutto con una base operativa a Roma in un ufficio che in realtà sarebbe poi risultato inesistente. Con un fare professionale e in abiti eleganti riuscivano ad entrare in contatto con diverse società nella veste di intermediari, pronti ad accaparrarsi un tesoro di milioni di euro.

I sequestri

I militari dell’Arma hanno infatti sequestrato un assegno di 5 milioni di euro emesso da una banca francese ma anche quadri, una carta di credito intestata alla Banca Ior, un abito talare, utilizzato per ‘sigillare’ la loro vicinanza al Vaticano, certificazioni e documenti contraffatti oltre timbri e diverse armi come coltelli e spade.

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