ISTANBUL – Erdogan vince le elezioni e la ‘sua’ Turchia scende in piazza. Fiumi di persone, caroselli e piazze in festa hanno letteralmente invaso la Turchia per inneggiare ad Allah e alla nuova e piena vittoria di Recep Tayyip Erdogan. Il Sultano ha trionfato sia alle presidenziali, sia alle parlamentari. Ha raggiunto circa il 52% dei consensi, evitando il ballottaggio. Sconfitto lo sfidante, il candidato repubblicano e socialdemocratico Muharrem Ince, che ha raggiunto solo il 30% dei voti. Dovrebbe entrare in parlamento anche il partito filo curdo. Dalle opposizioni, ancor prima della chiusura delle urne, denunce di brogli e irregolarità. Ma Erdogan ha vinto, seppur in netto calo rispetto alle precedenti elezioni ed ha vinto dopo aver promulgato la riforma costituzionale che gli conferirà poteri quasi assoluti. “Abbiamo dato una lezione di democrazia. Non si gettino ombre per nascondere i propri fallimenti”, le prime parole del Sultano. E la ‘sua’ Turchia applaude.
La vittoria di Erdogan e la Turchia divisa in due
Quel che appare ad una prima lettura dei dati, è un paese spaccato a metà. Se è vero che Erdogan ha vinto le elezioni, altrettanto vero è che la Turchia appare divisa. Il Sultano ha superato di poco il 50%, in netto calo rispetto alle scorse elezioni. Il suo partito ha perso il 7% dei voti, raggiungendo solo il 42%. Per governare, si dovrà appoggiare al Movimento di azione nazionalista, suo neoalleato. Ma il punto politico è un altro. I poteri del presidente della Turchia, con la nuova riforma costituzionale, sono sostanzialmente assoluti. E le politiche di Erdogan sono profondamente segnate dagli influssi religiosi. Da un lato lui, il Sultano, figura forte ed autoritaria, con il suo partito di ispirazione musulmana. Dall’altro, la Turchia laica. Una divisione netta. Quasi due paesi in uno.
La sconfitta delle opposizioni e i Curdi in parlamento
L’opposizione è sconfitta. Brogli o meno, le forze alternative ad Erdogan non sono riuscite a fare incetta di voti, così come annunciato in questi giorni. Coalizzate in quattro gruppi, si aggirano attorno al 34%. Nell’assemblea di Ankara, e forse questo è il risultato politico più significativo, avranno diretta rappresentanza i curdi. Infatti il partito di Selahattin Demirtas, formazione filo curda, ha superato lo sbarramento del 10%. Nonostante Demirtas sia attualmente in carcere.
L’ombra dei brogli e 4 italiani fermati
I dati ufficiali sono stati fortemente contestati dalle opposizioni. Il fronte repubblicano, già prima della chiusura delle urne, aveva denunciato diverse situazioni oscure. Complicatissimo lo scrutinio, ad esempio, nella zona a sud esta dell’Anatolia. Durante la giornata di votazione, sono stati fermati dalle forze di polizia turche diversi osservatori internazionali. Tra loro, 4 italiani fermati e poi rilasciati con l’accusa di essersi spacciati per osservatori dell’Ocse.