BOLOGNA – La risposta arrivò per bocca dei giudici della Corte d’Appello di Palermo che sentenziarono, l’8 aprile del 2015, che a causare il disastro aereo del Dc-9 Itavia fu un missile. La domanda era stata posta 35 anni prima, quando il 27 giugno del 1980, nelle acque al largo di Ustica morirono 81 persone che viaggiavano su quel volo. Un missile, come ipotizzarono le perizie.
Ustica, un missile squarciò il Dc-9 la sera del 27 giugno 1980
Non una bomba o un “cedimento strutturale” dovuto al fatto che quell’aereo, prima di essere adibito al trasporto passeggeri, fosse stato utilizzato come cargo commerciale per il trasporto del pesce. Fu un missile che colpì il Dc-9 che era decollato dall’aeroporto di Bologna ed era diretto all’aeroporto di Palermo. La sera del 27 giugno si squarciò in volo all’improvviso e cadde nel braccio di mare compreso tra le isole di Ustica e Ponza.
Le false piste e l’ipotesi del ‘Super Sismi’
Da lì in poi una coltre coprì quel drammatico capitolo della nostra storia. La strage fu rivendicata subito dopo dal gruppo neofascista dei Nuclei armati rivoluzionari, ma per i giudici si tratterà di un vero e proprio depistaggio operato dal cosiddetto ‘Super Sismi’, formatosi all’interno dei servizi segreti militari. Ordito da chi, non è chiaro. Di anni ne sono passati 38 e il ricordo di quella strage continua ad essere vivido nella memoria collettiva del nostro Paese.
Nell’anniversario della strage il presidente della Camera Roberto Fico ha espresso “alle famiglie delle vittime e alla loro associazione la vicinanza della Camera dei deputati e quella mia personale”. “Il lungo tempo trascorso – ha aggiunto la terza carica dello Stato – non è però riuscito ad alleviare il profondo dolore per la perdita di quelle vite umane. Reso ancora più insopportabile dal persistere di interrogativi e zone d’ombra sulle cause e sulle responsabilità della strage”. La verità sulla strage ha ancora molti lati oscuri.
La Camera ha disposto la declassificazione di documenti ‘segreti’ e ‘riservati’
Fico rivendica la “legittima aspettativa” di vederla finalmente restituita. Dopo che, in tutti questi anni è stata “frustrata da depistaggi, complotti e silenzi anche da parte di alcuni settori deviati dell’apparato statale”. Un passo in avanti della Camera è stato fatto attraverso la declassificazione, nella XVII legislatura, di “documenti “segreti” e “riservati”. Atti versati all’Archivio storico della Camera a conclusione dei lavori di Commissioni parlamentari d’inchiesta che hanno operato nelle precedenti legislature”.