Musica, Kendrick Lamar: “Non voglio compiacermi per il Pulitzer, resterò creativo”

L'artista rap ha vinto l'ambito premio per la capacità di raccontare le difficoltà di vita moderna afro-americana

Kendrick Lamar (AFP PHOTO / Timothy A. CLARY)

New York (LaPresse/AFP) – Kendrick Lamar lo ha promesso: resisterà al compiacimento e resterà creativo, anche dopo essere stato il primo rapper a vincere il Premio Pulitzer per la musica. Il 31enne ha detto a Vanity Fair che, in realtà, ogni buona notizia lo “spinge a fare di più e meglio“. “Non voglio compiacermi – ha spiegato -. Se chiedi a dieci persone cosa farebbero se avessero vinto il Pulitzer, sette ti risponderanno che appoggerebbero i piedi sulla scrivania. Ma questo, a me, farebbe sentire di avere raggiunto l’apice a 30 anni e non mi farebbe sentire affatto bene”.

Secondo Lamar, il Pulitzer sarebbe dovuto andare ad un esponente dell’hip hop già molto tempo fa. Ed ha elogiato il talento di rapper più anziani come Jay-Z, Eminem, Snoop Dogg e lo scomparso Tupac Shakur. “C’è voluto molto tempo prima che persone, fuori dalla nostra comunità e cultura, ci accettassero, perchè vedessero le nostre non solo come canzoni ma riconoscessero che dentro ci sono dolore, ferite, storie vere“, ha raccontato nell’intervista. Lamar ha ricevuto il Pulitzer per il suo ultimo lavoro ‘DAMN’.

I motivi del premio

Kendrick Lamar continua a sorprendere il mondo e se stesso raggiungendo traguardi che nessun altro rapper aveva mai raggiunto. A lui, infatti, è andato il Pulitzer per il suo ultimo album ‘Damn’, vincitore di cinque Grammy Awards. È la prima volta nei 102 anni di storia del premio che un rapper riceve il Pulitzer per la musica. L’artista di Compton si unisce ad artisti del calibro di Aaron Copland, Charles Ives, John Adams, Bob Dylan, Duke Ellington, George Gershwin, Thelonious Monk, John Coltrane e Hank Williams.

Questa la motivazione del premio: “Una pietra miliare messa a segno per la capacità di raccontare l’esperienza afro-americana“. L’album, secondo i giurati, “offre istantanee che catturano la complessità della vita moderna afro-americana”.

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