PALERMO – Album fotografici e una lettere indirizzata al pm Nino Di Matteo. A casa di Bruno Contrada, però, gli agenti, probabilmente, cercavano altro. La perquisizione nel suo appartamento era stata autorizzata dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sull’uccisione del poliziotto Nino Agostino.
La morte di Nino Agostino
L’agente perse la vita con la moglie, Ida Castellucci, il 5 agosto del 1989. Ma Contrada ha chiarito che in quel periodo si trovava a Roma e aveva conosciuto la tragica storia del collega soltanto attraverso la stampa.
La perquisizione
Per gli inquirenti Contrada potrebbe avere ancora a deposizione “documenti riguardanti i suoi rapporti con Paolilli, Agostino stesso e Aiello”. Il primo è un poliziotto che in passato è stato indagato per depistaggio dell’inchiesta sull’assassinio proprio di Agostino. Il terzo invece è un ex agente dei Servizi.
L’intercettazione
Le foto sequestrate a Contrada (non indagato) risalgono a quando era a capo della Mobile di Palermo. A spingere la Dia ad intervenire sono state alcune intercettazioni. L’ex funzionario in un colloquio con il figlio avrebbe fatto riferimento a fascicoli che custodiva in casa.
La difesa
“Una persecuzione giudiziaria nei confronti di un uomo libero e innocente – ha commentato Giordano, l’avvocato di Contrada. – Qualcuno si è già dimenticato della sentenza della Corte di Cassazione”. L’ex capo della Mobile nel 2007 è stato condannato a dieci anni, ma l’anno scorso, infatti, la Corte di Cassazione ha annullato il verdetto dichiarando la sentenza ineseguibile.