PALERMO – Associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, al traffico internazionale di armi da guerra, al riciclaggio di oro, diamanti e denaro. Sono queste le accuse per le quali i carabinieri della compagnia locale, dietro disposizione della Direzione distrettuale antimafia, hanno arrestato questa mattina 17 persone.
I rapporti con ‘Cosa nostra’
Sono ritenuti tra gli appartenenti all’organizzazione criminale. Operavano grazie alla ‘preziosa’ collaborazione con ‘Cosa nostra’ e con il gruppo paramilitare albanese denominato ‘Nuovo UCK’. Nel primo caso i rapporti si sostanziavano nella vendita delle armi, nel secondo invece il legame è da ricollegare ad ambienti jihadisti. La tratta dei migranti era gestita dall’organizzazione lungo la rotta balcanica. Ed in questo senso il territorio italiano era considerato viatico importante per consentire a centinaia di persone di raggiungere soprattutto i Paesi del nord Europa. Gli arrestati sono risultati tutti residenti a Palermo. Proprio nel capoluogo siciliano la loro attività aveva la base logistica. Riunioni per stabilire il da farsi, le decisioni più importanti e gli ordini di esecuzione di determinate operazioni. Questo accadeva in Sicilia. Per poi estendersi operativamente in tutto il territorio italiano e all’estero. Il raggio d’azione, infatti, era molto ampio e si era esteso a macchia d’olio nelle province di Sondrio, Como, Pordenone e Siena. Ma anche in Svizzera, Germania, Macedonia e Kosovo.
I nomi
Gli arrestati sono Fatmir Ljatifi, Driton Rexhepi, Arben Rexhepi, Xhemshit Vershevci, Franco Mapelli, Tiziano Moreno Mapelli, Ibraim Latifi, Jlenia Fele Arena, Giuseppe Giangrossio, Djemilj Djaferi, Denis Nikci, Urran Ameti, Francesco Tinnirello, Salvatore Morello, Gabriele Torres, Dario Vitellaro e Luan Dobjani. Oltre al controllo ‘viaggi’ dei migranti, il gruppo gestiva anche il traffico di armi da guerra e riciclaggio di diamanti, oro e contanti. Insomma un business dal valore inestimabile a cui i carabinieri, dando esecuzione ad un’ordinanza emessa dalla procura distrettuale antimafia, hanno messo la parola fine.