ROMA – E’ tempo di nomine. La Cassa depositi e prestiti venerdì, in assemblea, dovrà rinnovare i suoi vertici. Mancano tre giorni, non troppi. Ma il Governo sulla designazione dell’amministratore è ancora in alto mare.
Sala in pole
In pole per il ruolo di ad resta Marcello Sala, 50enne, ben visto dalla Lega e soprattutto da Giancarlo Giorgetti, l’uomo ombra del partito. E’ stato vicepresidente del consiglio di gestione di Intesa San Paolo. A spingere Massimo Tononi sulla poltrona di presidente, invece, sono le Fondazioni che hanno il 16% della Cdp.
Oltre il ‘Manuale Cencelli’
Le nomine, stavolta, vanno oltre le regole del Manuale Cencelli. Le spartizioni da Prima Repubblica c’entrano poco. Avranno un senso diverso: rappresentano la cartina al tornasole degli equilibri tra Lega e Cinque Stelle. Luigi Di Maio più volte ha ribadito che la vocazione della Cassa depositi e prestiti “resterà quella classica”, tenendosi lontana dal perimetro “dell’attività bancaria”. Ma, contestualmente, per i grillini, almeno in potenza, la Cdp è il motore del cambiamento annunciato. Una trasformazione che per concretizzarsi necessita di denaro. Tanto. E a fornire quei quattrini potrebbe essere proprio quell’Ente. Per farlo hanno bisogno che a gestirlo ci sia un loro uomo: un manager che viaggi sulla stessa linea del Movimento. Di Maio vorrebbe affidare la carica di amministratore delegato a Fabrizio Palermo: è uno professionista già ‘interno’ alla struttura di via Goito, ma ha trascorsi lavorativi importanti: è stato in Fincantierie, Morgan Stanley e McKinsey
La terza via
Il Tesoro ha un altro nome: Dario Scannapieco, numero due della Banca europea per gli investimenti. Insomma, la solita corsa a tre che difficilmente si risolverà seguendo le logiche di spartizione. Ne va del destino, se non del Governo, delle promesse che ha annunciato la creatura giallo-verde.