Roma (LaPresse) – “Se c’è una cosa che non serve al Pd, dopo le sconfitte, sono le divisioni. O le liste di chi doveva stare dentro o fuori. O ricostruiamo con l’aiuto di tutti oppure rifare i caminetti con gli ex ministri davvero non porta da nessuna parte“. Così in un’intervista a Repubblica Tommaso Nannicini del Pd. “Se la componente di Emiliano si sfila, il segretario Martina ne prende atto, ma quando fai una segreteria unitaria e di transizione è giusto chiedere a tutti i candidati che hanno preso voti all’ultimo congresso di indicare rappresentanti”.
“Mi concentrerei sui problemi del Paese. Se ci fosse una competizione ad hoc, noi vinceremmo la medaglia d’oro dei personalismi”, riflette, “ci serve una leadership collettiva e diffusa. Luoghi in cui si seleziona la classe dirigente del futuro. Non manifesti calati dall’alto, ma legami da riannodare con le persone.Occorrono volontari ora, non maestrini. Questa ossessione di tirar fuori l’ideona o il leaderone è sbagliata: se uno l’aveva, poteva tirarla fuori prima del 4 marzo“.
L’esponente del Pd dice la sua sul momento vissuto dal partito
Per Nannicini il Pd deve “allargare il campo, dialogare, attrarre energie“. e sul ‘campo progressista’ per le europee, suggerito da Boldrini, “Ragioniamoci, ma non partiamo da gruppi dirigenti o sigle. Per le europee dobbiamo coinvolgere da altri Paesi anche quelle voci che hanno elaborato proposte contro la spinta distruttiva dei populismi“. Sulla ‘sindrome del bunker’ che Calenda ha evocato per Renzi “Per stare alla metafora, al massimo si potrebbe pensare a qualche zelante custode del bunker. Ma la verità è un’altra: sulle divisioni siamo bravissimi da prima di Renzi. E anche ora che lui non guida“.