Roma (LaPresse) – “La Tav non serve, bisogna fermare i lavori”. “No, si va avanti, non possiamo tornare indietro”. Come un paradosso, le due forze politiche di maggioranza rallentano proprio sull’alta velocità. Da una parte c’è il Movimento 5 Stelle che spinge per gettare nella pattumiera il progetto che collega la rete ferroviaria merci da Torino a Lione, mentre la Lega insiste perché si faccia. Nel mezzo di questa contesa c’è il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che per il momento preferisce restare neutrale. Facendo sapere che il dossier ‘bollente’ ancora non è arrivato sul suo tavolo, ma è nelle mani del ministro Toninelli, responsabile delle Infrastrutture dei trasporti, nonché accanito oppositore dell’opera, sin dai tempi in cui era un semplice attivista.
Salvini non ne fa una questione politica, a onor del vero. Nel suo ‘pantheon’ la Tav non c’è quasi mai stata. Infatti il suo pensiero principale è non far pagare eventuali costi agli italiani. “Si deve fare un’analisi costi-benefici: l’opera serve o no, costa di più bloccarla o proseguirà?”, si chiede il ministro dell’Interno. Che annuncia: “Sarà questo il ragionamento per ogni opera”. Mentre sulla sicurezza non transige, il pugno resta e resterà durissimo: “La polizia continuerà ad arrestare chi lancia sassi contro i lavoratori”.
Differenza di vedute tra Di Maio e Salvini
Una posizione, quella del leader leghista, che non fa scomporre più di tanto l’alleato Luigi Di Maio: “Sono tranquillissimo, quando abbiamo redatto il contratto di governo abbiamo scritto tutto”, ricorda il ministro dello Sviluppo economico. Spiegando che “sarà il ministro Toninelli a decidere quando, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi andare a parlare con il suo omologo francese e avvierà contrattazioni e trattative”. Al momento il responsabile del Mit è alle prese con un report dei costi e dei benefici. Mentre i vicepremier sono in altre faccende affaccendati, come conferma lo stesso capo politico M5S. La Tav “non è ancora sul tavolo del governo, perché intanto stiamo seguendo altri dossier, come Alitalia e Ilva”.
Prendere tempo, ma senza mollare la presa è la soluzione più semplice per i Cinquestelle per non perdere né l’ossigeno economico, né consenso nell’elettorato. Anche perché stavolta l’Europa non sta solo a guardare, ma lancia avvertimenti: “Non commentiamo le voci. Ma la Lione-Torino è un progetto importante, non solo per la Francia e per l’Italia”, fanno sapere da Bruxelles, dunque “è importante che tutte le parti mantengano fede agli impegni per completarla in tempo”. Visto che la parte di finanziamenti coperti dall’Unione è legata “ai lavori che vengono eseguiti”.
Di soldi parla anche il segretario del Pd, Maurizio Martina, preoccupato dai “due miliardi di euro di penali”, dal “blocco dei finanziamenti Ue” e dai potenziali “4 mila posti di lavoro a rischio”. Un timore condiviso dal predecessore di Toninelli al Mit, Graziano Delrio, oggi capogruppo dem alla Camera, che vede la possibilità di far saltare per aria investimenti per 5 miliardi.
Forza Italia mette il dito nella piaga
Nemmeno Forza Italia è ‘tenera’ con i 5 Stelle. Mariastella Gelmini e Mara Carfagna mettono il dito nella piaga, evidenziando lo scontro tra Salvini e Di Maio, con Conte spettatore. Il presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, passa invece al contrattacco convocando “entro settembre un incontro di tutte le rappresentanze economiche, sociali, istituzionali e politiche per far risuonare chiare e forti le voci della società piemontese a favore dell’opera”, perché “è indispensabile un moto d’orgoglio”. Mentre gli industriali di Torino si dicono “allibiti di fronte valzer di posizioni in merito al futuro della Tav che ha avuto luogo in questi giorni, portato avanti dagli esponenti dell’Esecutivo”, si legge nella nota del presidente, Dario Gallina.
I francesi intanto fanno “fatica” a capire le posizioni italiane. Ma questo, c’è da scommetterci, è proprio l’ultimo dei problemi per Di Maio, Toninelli e soprattutto Salvini. Nella scala delle sue priorità Parigi viene agli ultimi posti, prima ci sono gli italiani, come ama ripetere in ogni occasione pubblica. E prima di chiudere la partita Tav ascolterà i territori, i sindaci e gli imprenditori: se la Torino-Lione risulterà un’opera sconveniente e il suo annullamento sarà ‘sostenibile’ a livello economico, anche l’allarme nella maggioranza rientrerà. Il problema si presenterà nel caso opposto, se il vicepremier cioè scoprirà che farla costerà meno di annullare il progetto. In quel caso sì che lo scontro con i Cinquestelle sarebbe davvero da tenere d’occhio.
Dario Borriello