LeU, Michela Rostan: “Napoli non cederà alla Lega. La sinistra dia speranza al disagio sociale”

La parlamentare di Liberi e Uguali indica il percorso per la ricostruzione del 'mondo progressista': "E' difficile, ma si può fare"

Michela Rostan
Michela Rostan

NAPOLI – Giovane e di sinistra, di cultura autenticamente socialista. Michela Rostan è alla sua seconda esperienza alla Camera di Deputati. E’ l’unica rappresentante parlamentare napoletana di Liberi e Uguali in Parlamento. Ed è sicura di una sola cosa: niente è dato per certo. Nemmeno l’irrilevanza della sinistra in Italia e a Napoli, come in tanti sostengono. “Bisogna ricostruire un progetto di alternativa, un dizionario, un linguaggio che dia al disagio sociale una speranza, una strada. Non sarà facile, ma abbiamo gli strumenti culturali, radici salde. Si può fare”. Un vedemecum per il mondo progressista.

Onorevole, Napoli ha avuto un sindaco monarchico, tanti sindaci democristiani, due sindaci comunisti e De Magistris. Ne manca uno socialista. Cosa farebbe un sindaco socialista oggi?
“Ha avuto anche qualche sindaco socialista, in verità. Vorrei ricordare un galantuomo come Pietro Lezzi, per esempio. Un uomo rispettato anche dagli avversari e molto amato dai cittadini. Penso che oggi un sindaco di sinistra dovrebbe scendere dal Palazzo e stare in mezzo al disagio sociale. Se non ci sta un socialista, chi ci deve stare? Purtroppo, a sinistra, si è lasciata la questione sociale ai populisti e alla destra. Invece quello è il terreno della sinistra: bisogna stare con chi non ce la fa. Il tema dell’uguaglianza è fondamentale per un socialista e questo grida forte proprio al Sud, proprio a Napoli”.

L’altro ieri Gianluca Cantalamessa ci ha descritto cosa farebbe la Lega a Napoli. Partendo dal caso Vasto. Tolleranza zero, sicurezza, lotta alla Camorra. Completamente alternativo a De Magistris e agli ultimi 20 anni di governo cittadino. Secondo lei il centrodestra a trazione leghista può sfondare a Napoli?
“I napoletani hanno buona memoria. Ce lo ricordiamo tutti Salvini che intonava slogan da stadio sui napoletani. Ce li ricordiamo i leghisti che attaccavano i terroni. Ancora oggi esistono due Leghe: una che si richiama al Nord e una che, furbescamente, parla di Salvini. Ma la Lega è una, è quella lì, ha sempre e solo lavorato per il Nord. Come può Napoli avere fiducia in quella classe politica?”.

Come giudicha la sindacatura di De Magistris?
“In chiaroscuro. Persona onesta, di grandi motivazioni ideali. Ma molto concentrato sulla propaganda più che sulle azioni. Siamo alla metà del secondo mandato e mi pare che il bilancio complessivo sia piuttosto magro. Che cosa ricordiamo di questa esperienza? Il boom del turismo, che però dipende da fattori non locali. La pedonalizzazione del lungomare, esperienza positiva. Ma poi poco altro. La raccolta differenziata è al palo. I servizi arrancano. La città è preda dei mali di sempre. Certo, fare il sindaco con poche risorse e molti problemi è difficile. Lo sarebbe per tutti. Ma a fronte di quello che lui dice di se stesso mi pare che De Magistris, pur nell’onestà e nelle buone intenzioni, abbia inciso poco”.

Onorevole, ma c’è un’emergenza migranti a Napoli, come in tanti sostengono? Come si dovrebbe comportare un sindaco di sinistra di fronte al fenomeno migratorio?
“Parlare di emergenza migranti a Napoli è surreale. Allora le città del Nord Italia che dovrebbero dire? A Napoli c’è un’emergenza legata alla povertà e all’emarginazione, che riguarda anche i migranti. Un’area del disagio dove, purtroppo, pesca anche la criminalità. Va affrontata in quanto tale non in quanto legata alla migrazione. Vanno recuperati i quartieri degradati, vanno rafforzati i servizi sociali, vanno creati strumenti di recupero e di inclusione sociale”.

Veniamo al mondo progressista. Pd, LeU, Pap e movimenti vari. Sembra che la sinistra sia ai piedi di Pilato e non solo in Italia. Quale la ricetta per risalire la china?
“La sinistra vive indubbiamente una fase di grande difficoltà. Non solo al Sud. Non solo in Italia. Sono in crisi tutti i partiti socialisti della tradizione occidentale. Succede perché evidentemente la sinistra si è trovata impreparata rispetto alle grandi sfide moderne: la globalizzazione, le nuove tecnologie, la disoccupazione di massa, l’impoverimento dei ceti medi in Occidente, la precarietà. Tutti elementi di profonda insicurezza sociale, a cui hanno saputo rispondere più prontamente, ma nella demagogia, a destra che a sinistra. Bisogna ricostruire un progetto di alternativa, un dizionario, un linguaggio, che dia al disagio sociale una speranza, una strada. Non sarà facile ma abbiamo gli strumenti culturali, radici salde: sono convinta che possiamo riuscire, partendo dal radicamento territoriale. Quando sono in crisi le istituzioni, contano le persone. Dobbiamo ricostruire reti territoriali di militanti”.

Lei siede tra i banchi dell’opposizione. Come valuta l’azione di governo Lega-5Stelle?
“Due mesi di propaganda e nessun risultato. Hanno idee confuse su tutto e lo fanno pagare al Paese. Non hanno mantenuto nessuna delle loro promesse, e non potranno. In compenso alzano cortine fumogene di propaganda su temi da prima pagina, al fine di coprire i ritardi”.

L’impressione è che ci sia una militanza e dei dirigenti tenuti ai margini assai migliore di chi oggi ‘comanda’ i partiti. La selezione della classe dirigente è uno dei problemi della sinistra di oggi?
“E’ uno dei problemi del Paese, nel suo insieme, quello della meritocrazia. Aprire spazi a chi vale e non a chi è abile nelle trame. Riguarda la politica, i partiti, ma anche altri settori della società. Va condotta una rivoluzione culturale. Altrimenti continueremo a perdere le risorse migliori. Lo dico ai partiti, alla politica, ma anche al Paese. Un ragazzo giovane e capace, all’estero, trova più opportunità di quelle che trova in Italia. E chi ci perde siamo noi”.

 

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