PALERMO – La città e l’Italia piangono Rita Borsellino, laorella del magistrato Paolo, morto a seguito di un attentato mafioso il 19 luglio 1992 in via D’Amelio, aveva 73 anni.
Malata da tempo, le sue condizioni di salute erano recentemente peggiorate al punto da renderne necessario il ricovero all’ospedale ‘Civico’ della città. Rita Borsellino, la più piccola di quattro fratelli, rimasta vedova a febbraio, dopo l’assassinio del fratello in quel maledetto pomeriggio in via D’Amelio aveva deciso di dedicare la sua vita alla lotta alla mafia. Diventando, in poco tempo, una delle più influenti interpreti di questo ruolo.
Il ruolo politico
Già a partire dal 1995 quando fu nominata vicepresidente di ‘Libera’, associazione fondata da don Luigi Ciotti da sempre impegnata a combattere la piaga mafiosa in tutto il territorio. Rimase lì dieci anni quando decise di lasciare dedicandosi anima e corpo alla politica. In questo modo, probabilmente, quella lotta avrebbe potuto essere ancora più incisiva. E così si candidò alla poltrona di presidente della Regione Sicilia per il centrosinistra. Il risultato fu ottimo, ma quel 41% di voti non fu sufficiente a scalzare dal suo posto Salvatore Cuffaro. Stesso discorso nel 2012. In quell’occasione candidata a sindaco, fu Fabrizio Ferrandelli ad avere la meglio della Borsellino ma soltanto al fotofinish.
Una battaglia che ha combattuto “per ottenere la verità”
Queste che solo sulla carta erano sconfitte avevano comunque testimoniato, dati alla mano, l’amore e la stima della città per la famiglia Borsellino. E così Rita non si fermò mai in questo senso, ribadendo il concetto in occasione del suo intervento nella commemorazione dell’ultimo anniversario della strage di Via D’Amelio: “Per portare avanti gli ideali di giustizia difesi da mio fratello Paolo – aveva detto – bisogna continuare a impegnarsi quotidianamente per ottenere la verità”. Un messaggio che tutti coloro che accorreranno alla camera ardente allestita in suo onore certamente ricorderanno.