Autostrade, la tragedia di Genova e le concessioni ‘segrete’. Revocarle sarà complicato e costoso. Il M5S: lo faremo se ci saranno le condizioni

Il concedente dovrebbe sborsare 21 miliardi. A tracciare la cifra sono i calcoli imposti dall'accordo con Autostrade per l'Italia

Rescuers inspect the rubble and wreckages at the Morandi motorway bridge, two days after a section collapsed in Genoa on August 16, 2018. - A vast span of the Morandi bridge caved in during a heavy rainstorm in the northern port city on August 14, 2018, sending about 35 cars and several trucks plunging 45 metres (150 feet) onto railway tracks below and killing at least 39 people. (Photo by Piero CRUCIATTI / AFP)

GENOVA – La volontà politica di farlo c’è. Ma bisogna programmarla con attenzione, valutare i costi e i rischi. Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini sono stai chiari (almeno fino a stamattina): ad Autostrade per l’Italia, qualora ci siano le condizioni, vanno revocate le concessioni. L’azienda controllata da Atlantia gestisce 3mila chilometri dei 6mila totali della rete.

Per ora Il vicepremier leghista dalla società  dei Benetton vuole ‘cuore’. “Puntiamo ad ottenere nell’immediato fondi e interventi a sostegno dei parenti delle vittime. Mi aspetto che Autostrade sospenda il pagamento dei pedaggi. Fossi stato il dirigente l’avrei deciso già un minuto dopo la tragedia. Al posto dell’Amministratore – ha aggiunto il politico – farei un bagno di umiltà, in attesa della sentenza metterei a disposizione tutto quello che ho: se il governo ieri ha messo a disposizione 5 milioni, fossi nei responsabili di Autostrade per l’Italia metterei su quel tavolo 500 milioni per i morti, i feriti e gli sfollati della comunità di Genova. Mettano mano al cuore e al portafoglio – ha concluso Salvini – poi parliamo di concessioni”. 

Toni più cauti anche da parte dei grillini che in un comunicato stampa non hanno più fatto riferimento alla ‘revoca a prescindere’, ma sono intenzionati a valutare con oculatezza la fattibilità dell’operazione. “Quel ponte – ha scritto il Movimento Cinque Stelle in una nota – necessitava di una profonda manutenzione da decenni! Bene ha fatto il ministro delle Infrastrutture, a evocare, qualora ce ne siano le condizioni, anche il ricorso alla revoca della concessione e alle eventuali multe connesse ad inadempienze”

La revoca e i costi

Far sloggiare i Benetton significherebbe per lo Stato rischiare di dover sborsare circa 21 miliaridi di euro. La cifra, ha scritto Daniele Martini de Il Fatto Quotidiano, è il frutto di un calcolo legato alla convezione del 2007 stipulata tra Autostrade per l’Italia e il Governo (all’epoca il ministro era Antonio Di Pietro).

L’articolo 9 di quell’accordo prevede che il concedente, in caso di rescissione, dovrà corrispondere all’azienda il valore “attuale netto dei ricavi della gestione sino alla scadenza della concessione”.

Dalla cifra che viene fuori, 21 miliardi di euro, bisognerebbe stralciare però i 10 miliari di debiti che i Benetton avrebbero contratto con banche e risparmiatori. Ne resterebbero 11 miliardi.

Concretizzare la revoca, però, non è un percorso semplice. Bisogna presentare argomentazioni specifiche, valide. Seppur la politica si muove con ritmi diversi e non può “aspettare i tempi della giustizia penale”, come aveva sostenuto Giuseppe Conte, muoversi prima che gli inquirenti abbiano almeno ipoteticamente individuato i presunti responsabili del crollo è complesso, per certi aspetti rischioso.

La procedura 

Dovranno essere formalmente i ministeri dei Trasporti e dell’Economia a presentare l’istanza di revoca. La concessionaria, recepita la richiesta, entro tre mesi potrà presentare le sue controdeduzioni. Se la discordanza tra lo Stato e l’azienda non dovesse essere superata il decreto di revoca successivamente sarà registrato dalla Corte dei Conti.

L’accordo segretato 

La maggior parte degli allegati della convezione del 2007 sono segretati. Danilo Toninelli, già nelle ore successive alla tragedia, ha annunciato la volontà di renderli pubblici. Sarebbero proprio quegli atti il cuore del patto.

Il braccio di ferro tra Autostrade per l’Italia e il Governo ormai è in atto. La società sostiene di aver concordato proprio con il dicastero dei Trasporti gli interventi da eseguire sul ponte Morandi. E se non sono stati eseguite alcune operazioni, hanno fatto sapere dall’azienda, è perché i loro piani presentati non sarebbero stati approvati.

Altro strumento in mano al Governo per spingere verso la rescissione sono le misure sanzionatorie. Il concedente, in caso di inadempienze, può comminare alla concessionaria ‘multe’  non superiori al 10 percento del fatturato della ditta. Ora a valutare la performance della società dei Benetton è la Vigilanza autostradale (una sezione del ministero dei Trasporti), che non avrebbe mai preso provvedimenti del genere. Prima invece, toccava all’Anas.

L’alternativa

Se revoca dovesse esserci il Governo potrebbe percorrere due strade: rifare la gara per affidare la gestione di quei tratti ad una nuova azienda, oppure ‘nazionalizzare’.

Si continua scavare

Intanto si continua a scavare. Le vittime, per ora, sono 38. La cifra, purtroppo, è destinata a crescere. Il procuratore Francesco Cozzi, che sta indagando con i suoi pm per omicidio plurimo, disastro colposo e attentato alla sicurezza dei trasporti, ha chiarito che ci sono ancora dispersi: tra i 10 e i 20.

I feriti, invece, sono 10. Ricoverato presso il nosocomio San Martino ci sono due persone in pericolo di vita.

 

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