WASHINGTON (Mino De Vita) – La politica di “tolleranza zero” nei confronti dell’immigrazione clandestina, intrapresa dal presidente Trump agli inizi di quest’anno ha prodotto, nel periodo compreso tra il 19 aprile e il 31 maggio, una vera e propria emergenza umanitaria, bloccando migliaia di immigrati (molti bambini) provenienti soprattutto da Guatemala, El Salvador e Honduras e diretti negli Usa.
I dati resi dai media americani parlavano di circa duemila bambini separati dalle loro famiglie al confine Usa-Messico e ospitati in centri di accoglienza molti simili a prigioni.
Le misure, messe in atto come deterrente contro l’immigrazione illegale dall’amministrazione Trump, prevedevano che i figli venissero separati dai genitori una volta attraversato il confine senza documenti. Tuttavia, pare che questa strategia dissuasiva non abbia avuto molta efficacia, poiché il numero di tentativi di entrare illegalmente negli Usa non è diminuito.
Dietrofront di Trump
Il dietrofront di Trump è arrivato quando le polemiche e le proteste, oltre a venire dall’opposizione Dem, gli sono state rivolte anche da numerosi esponenti del partito repubblicano. Oltre al Papa, anche l’Onu, ha chiesto di bloccare “immediatamente” la separazione dei figli dai genitori, sottolineando come questa pratica sia “contraria alle norme e ai principi dei diritti umani”, ricordando che “l’interesse superiore del bambino deve sempre prevalere”.
Sottoposto alle pressioni esterne, ma soprattutto a quelle dell’opinione pubblica americana, il 20 giugno scorso Trump ha firmato l’ordine esecutivo di interruzione della pratica di separazione dei bambini.
Dopo questa crudele esperienza le separazioni di massa si sono fermate, ma ciò non vuol dire che il problema sia stato risolto. Anche se i riflettori mediatici si sono spenti sulla vicenda, ad oggi risulta che alcune centinaia di minori rimangono ancora separati dai loro genitori. E molti di loro che sono stati riuniti alle famiglie d’origine portano le cicatrici del trauma.
I danni della tolleranza zero
Con la strategia “tolleranza zero”, l’amministrazione Trump è riuscita a fare una quantità impressionante di danni in un tempo molto breve. Nelle sei settimane in cui la norma era in vigore, più di 2.600 bambini sono stati separati dai loro genitori. Non sono state considerate le conseguenze psicologiche procurate ai bambini e alla possibilità di come riorganizzare i ricongiungimenti degli stessi con le famiglie.
Il presidente Trump si era giustificato su Twitter, scaricando le responsabilità sull’opposizione: “Separare le famiglie al confine è colpa della cattiva legislazione approvata dai democratici. Le leggi sulla sicurezza al confine devono essere cambiate ma i Dem non riescono ad assumersi le loro responsabilità!”.
Perse le tracce di 1500 ragazzi non accompagnati
In realtà, il governo americano non è sottoposto ad alcuna restrizione legale che preveda la separazione dei genitori dai bambini al confine. La norma a cui fa riferimento Trump riguarda solo i minori che attraversano illegalmente il confine senza alcun accompagnatore. In questo caso, una volta negli Stati Uniti, vengono presi in cura dalle strutture governative. In alternativa sono affidati a famiglie statunitensi in attesa dell’esame dei loro casi.
Purtroppo la giustizia americana ha tempi lunghissimi e in questa fase qualcosa sfugge all’attenzione delle autorità. Dalla fine del 2017, infatti, si sarebbero perse le tracce di oltre 1.500 di questi ragazzi non accompagnati.