Gioielli e pizzini d’amore di Zagaria. I bigliettini scritti dal boss letti da Restina. Nelle mani della Dda i nomi di imprenditori e politici

Restina, ex vivandiere di Capastorta, racconta i rapporti del boss con la famiglia Inquieto. Alla Dda ha spiegato il sistema d'affari organizzato da Zagaria: finanziava inizialmente le attività per poi impadronirsene

CASAPESENNA – Lo ha accudito. Portato in giro e nascosto. Generoso Restina  è stato il vivandiere di Michele Zagaria: fino al 2008, la casa di via Colombo, dove viveva con Anna Aversano (l’ex moglie), si era trasformata nel nascondiglio del boss.
I pizzini nelle mani del vivandiere
Restina, collaboratore di giustizia dal 2014, è stato tra i pochi ad aver letto i pizzini scritti da Capastorta. Su quei bigliettini erano annotate informazioni importanti, fondamentali per il clan: come i nomi di politici vicini alla cosca e di imprenditori collusi. Tra le carte che il boss faceva smistare a Restina, però, c’erano anche messaggi d’amore. “Posso riferire che Michele Zagaria e la famiglia di Vincenzo Inquieto – ha dichiarato alla Dda il pentito – avevano rapporti quasi fraterni. In relazione a Rosaria Massa (la moglie di Inquieto, ndr.), invece, sono stato testimone diretto di un biglietto dal contenuto esplicitamente amoroso e addirittura romantico inviatole da Zagaria nel giugno 2006”.
L’anello a forma di polpo
Nello stesso periodo, ha sostenuto Restina, con l’Aversano aveva visto “un anello a forma di polpo tempestato di diamanti di cui due anche scuri che ne rappresentavano gli occhi”. Il gioiello sarebbe stato portato qualche giorno dopo “in una busta di cellofan a Vincenzo Inquieto nel deposito dietro la sua abitazione dove generalmente ci incontravamo”. 
Nelle mani della Dda i nomi di chi ha protetto il boss
Il collaboratore all’Antimafia ha indicato anche chi negli anni ha protetto Capastorta durante la latitanza: dagli elettricisti che intervenivano sul funzionamento dei citofoni, collegati con i vari bunker, ai costruttori che avevano costruito i rifugi. “I fili del citofono – ha chiarito Restina – sono stati passati da tecnici che lavoravano per il comune di Casapesenna. So che Zagaria aveva particolari canali per incidere sulle scelte dell’amministrazione. Anche in occasione dei lavori a Piazza Petrillo fu piazzato un tubo dedicato esclusivamente ai fili del citofono del boss”.
Il sistema impresa di Zagaria
Il pentito ha spiegato anche “il sistema adottato da Zagaria nei confronti delle società”. Il boss, ha dichiarato Restina, “è un vero e proprio socio occulto che finanziava l’inizio delle attività imprenditoriali. Interveniva in momenti di crisi e acquisiva così di fatto il controllo delle società. Il ritorno economico che ne derivava era quindi frutto di questo suo significativo intervento”.

 

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