MILANO (AWE/LaPresse) – Il boccone Monsanto fa ingrassare i conti di Bayer ma non è facile da digerire. Dopo la maxi-acquisizione del colosso statunitense, di cui il marchio è stato tolto dal commercio, il gigante tedesco dei prodotti chimici e farmaceutici vede il proprio fatturato crescere a 9,5 miliardi di euro. Dagli 8,7 miliardi di un anno prima. Tuttavia l’utile cala del 34,7% a 799 milioni. Tanto che il gruppo è costretto ad abbassare le stime sul risultato netto per azione a fine anno. Nel frattempo l’intera industria chimica tedesca, nonostante un trimestre forte, teme gli effetti di Brexit e dazi sulle esportazioni.
Il bilancio di Bayer, l’acquisizione di Monsanto e la querelle con l’Antitrust
L’acquisizione di Monsanto da parte di Bayer è stata completata lo scorso 7 giugno dopo una serie di difficili approvazioni antitrust. Che hanno costretto i tedeschi, prima della fusione, a ridisegnare completamente il perimetro della propria unità scientifica delle colture. Dopo la vendita di alcune attività ai concorrenti di Basf, Bayer quantifica le vendite della divisione post-integrazione con gli statunitensi a 5,1 miliardi di euro nel trimestre. Invece dei 3,1 miliardi che si sarebbero registrati con il perimetro aziendale precedente. Guardando al resto del business, e vendite e i profitti operativi sono diminuiti nella divisione farmaceutica e nella divisione farmaci da banco. Ma sono cresciuti nel segmento della salute degli animali.
Gli obiettivi di mercato
Per l’intero anno Bayer punta a raggiungere un fatturato di 39 miliardi di euro, in rialzo rispetto alla precedente previsione di meno di 35 miliardi, per i benefici dell’acquisizione. Anche le vendite e il profitto operativo sono visti in aumento “fino al 10%”. Mentre l’utile per azione dovrebbe uscire dal 2018 tagliato più o meno della stessa percentuale. Il titolo paga dazio alla Borsa di Francoforte, con il titolo in flessione dell’1,89% a 78,69 euro.
Intanto l’industria tedesca della chimica, che include big globali come Basf, Bayer o Merck, e molte aziende di medie dimensioni, chiude il trimestre con un fatturato aggregato in aumento del 5,8% ed esportazioni del 6,7%. Tuttavia il presidente della federazione di settore, la Vci, teme un futuro “turbato” dai “rischi economici legati alla Brexit e dal crescente conflitto commerciale tra Stati Uniti e Cina”. Secondo il presidente, Kurt Bock, “le aspettative di esportazione non sono così positive come lo erano all’inizio dell’anno” e la domanda “nella seconda metà dell’anno si ridurrà rispetto alla prima”.
di Lorenzo Allegrini