CASAPESENNA – Era un sindaco scomodo, “non allineato”. Giovanni Zara per Michele Zagaria andava eliminato. Fatto fuori fisicamente. A rivelarlo alla Dda è stato Nicola Panaro ‘o principino’. Dopo Michele Barone anche l’ex schiavoniano ha confermato il presunto piano omicida di Capastorta.
Un sindaco ‘scomodo’
Zara con i suoi atteggiamenti “per la legalità e contro la camorra” stava portando discredito al boss. Manifestazioni e interventi contro i Casalesi al capo di Casapesenna non piacevano. “Questo fatto – ha dichiarato Panaro – fece infuriare Zagaria”. Avere a capo dell’amministrazione un politico controcorrente rischiava di far emergere “fatti illeciti” che lo stesso Capastorta aveva realizzato fino a quel momento.
Il piano di Zagaria
“Ricordo – ha continuato il pentito – che Zagaria, per come da lui dettomi direttamente, era addirittura intenzionato ad uccidere questo Giovanni Zara. Ma si astenne dal farlo perché un’azione del genere sarebbe stata troppo eclatante. E noi del clan non vedevamo di buon occhio” il progetto. Assassinare un sindaco significava creare confusione, troppo rumore. “Avrebbe provocato una reazione altrettanto forte da parte dello Stato”.
Il territorio sarebbe stato ‘militarizzato’ e gli affari della cosca messi a rischio. E il clan, invece, aveva (ha) bisogno di silenzio. Di tranquillità. Agisce nella calma. Agisce meglio quando sembra invisibile. Se l’organizzazione criminale è riuscita ad intrufolarsi tra politici e imprenditori è perché ha preferito riporre la pistola nella fondina: da qualche anno fa ‘viaggiare’ più valigette piene di denaro che proiettili. Panaro lo sapeva bene. Così cercò di dissuadere Capastorta.
Il disappunto di Panaro
“Ricordo che io personalmente ne parlai con Michele Zagaria dicendogli che non sarebbe stata opportuni un’azione violenta verso lo Zara”. Il boss di Casapesenna è un mafioso scaltro, dalla vocazione imprenditoriale. Ritenne valido il suggerimento del ‘Principino’. “Michele Zagaria
si allineò alla nostra volontà”. Per far fuori il giovane sindaco scelse la via non-violenta: “Decise di far cadere politicamente lo Zara. Si attivò presso Fortunato Zagaria e tutti i consiglieri di maggioranza per far decadere il sindaco”.
Il processo
Le dichiarazioni di Panaro e i verbali dei pentiti Francesco Barbato e Giuseppe Misso sono stati depositati dalla Dda nel processo a carico dell’ingegnere Fortunato Zagaria, ex primo cittadino di Casapesenna difeso dai legali Giuseppe Stellato e Paolo Trofino. Il professionista è accusato di violenza privata aggravata (in concorso con Luigi Amato, assistito dall’avvocato Raffaele Mascia, e Michele Zagaria) ai danni di Zara, suo successore al vertice del Comune. All’ingegnere la Dda ha contestato anche il concorso esterno in associazione mafiosa. Ad ottobre il collegio presieduto dal giudice Maria Francica valuterà se acquisire o meno i documenti prodotti dal pm Maurizio Giordano.
Le dichiarazioni di Barone
Il primo pentito a parlare dell’intenzione omicida di Capastorta è stato Michele Barone. L’ex uomo di fiducia del boss lo sorso novembre, rispondendo alle domande del sostituto procuratore, raccontò in aula il piano nei dettagli. “Zagaria mi ordinò nell’aprile del 2009 di progettare un attentato contro l’ex sindaco Zara. Mi raccomandò di farlo passare come un incidente”.
Nel processo a carico di Fortunato Zagaria, Giovanni Zara è costituito parte civile.