Napoli (LaPresse) – La squadra mobile di Napoli ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 7 indagati. Sono ritenuti responsabili dell’omicidio per lupara bianca di Antonino D’Andò. Scomparso il 22 febbraio 2011 e ritenuto uno dei luogotenenti di Carmine Amato. A sua volta erede di Raffaele Amato, uno dei capi della consorteria camorristica Amato Pagano.
Le indagini hanno consentito quindi di individuare mandanti ed esecutori dell’omicidio. Che costituì un’epurazione interna decisa da una componente del clan. Quella facente riferimento a Mariano Riccio, genero di Casare Pagano e designato a capo dell’organizzazione criminale, ai danni della componente che faceva riferimento agli Amato.
Nel febbraio del 2011 l’uomo fu attirato in trappola e ucciso dai membri del suo stesso clan
D’Andò venne assassinato ed il suo cadavere fatto sparire come ultimo atto di affronto nei riguardi di un affiliato rimasto fedele agli Amato e che non vedeva di buon occhio la leadership di Mariano Riccio.
D’Andò fu attirato in trappola, venendo convocato per una riunione in uno dei covi del clan, per essere subito ucciso da un soggetto, legato da vincoli di sangue ai Pagano, che così se ne assunsero la diretta responsabilità, e poi sepolto in un terreno incolto rimasto ignoto.