FIRENZE – Una condanna e un rinvio a giudizio. Si è conclusa così l’udienza a carico dei due militari dell’Arma accusati di aver abusato sessualmente di due studentesse americane, di 19 e 20 anni, la notte tra il 6 e il 7 settembre dello scorso anno. Quattro anni e otto mesi di reclusione sono stati inflitti in abbreviato all’ex carabiniere Marco Camuffo, 44 anni, dal gup di Firenze Fabio Frangini. L’altro collega, Pietro Costa, di 32 anni, è stato invece rinviato a giudizio perché aveva scelto di essere giudicato con il rito ordinario.
La data del processo è stata fissata il 10 maggio prossimo.
Il pm aveva chiesto per Camuffo 5 anni e otto mesi, mentre gli avvocati dell’ex appuntato avevano chiesto l’assoluzione per il loro assistito. Secondo la ricostruzione partita dalla denuncia delle due studentesse i due le avevano incontrate in una discoteca accanto al piazzale Michelangelo.
Le tracce di Dna sugli abiti
Le accompagnarono a casa in Borgo Santi Apostoli con l’auto di servizio.
Entrarono nel palazzo dove, approfittando dello stato di ubriachezza delle due ragazze, avrebbero abusato di loro. Inchiodati dalle prove, tra le quali il Dna sugli abiti delle ragazze, ammisero di aver avuto rapporti sessuali con le studentesse, ma hanno sempre sostenuto che si era trattato di un rapporto consenziente. Anche oggi Camuffo ha ribadito la versione, fornendo dichiarazioni spontanee e sottolineando che non fu lui a decidere di accompagnare le ragazze dalla discoteca a casa, ma l’altro collega. Per l’accusa avrebbero agito abusando della qualità di carabiniere in servizio e avrebbero violato gli ordini impartiti dai superiori. Secondo il capo d’imputazione notificato a conclusione delle indagini, i due carabinieri avrebbero violentato le due ragazze agendo in modo “repentino e inaspettato”.
Camusso: fu costa a decidere di accompagnarle a casa
I due, al termine di un’indagine disciplinare scattata erano stati destituiti dall’Arma dei carabinieri sulla base dell’articolo 1393 del codice dell’ordinamento militare. La norma prevede appunto la destituzione anche solo in presenza di un’accusa, se questa è particolarmente grave o infamante. Ma prevede anche il reintegro in servizio, qualora le accuse venissero demolite nei processi e si arrivasse a un’assoluzione piena e definitiva. Costa e Camuffo, inoltre, sono chiamati a rispondere anche davanti al tribunale militare di Roma. L’udienza preliminare è stata aggiornata al 6 novembre.